24 novembre 2008 – Bifidus Actiregularis, Bifidus Activus e Bifidus Essensis. Non c’è giorno che non passi in tivù uno spot che inneggi alle proprietà benefiche di questi prodotti. Il termine latino Bifidus, per esempio, altro non è che l’abbreviazione del meno pubblicitario Bifidobacterium, ed è utilizzato dalla Danone con un suffisso differente a seconda della nazione dove è commercializzato, ma in realtà non è altro che il “bifidobacterium animalis DN 173 010”.
A detta dell’Efsa (agenzia europea per la sicurezza alimentare) però, questo Bifidus potrebbe essere ribattezzato “inActivus” in quanto mancherebbero le basi scientifiche per attestare le proprietà benefiche promesse dai messaggi pubblicitari.
Le indagini svolte dall’ente hanno riguardato otto informazioni sulla salute – cinque delle quali si riferiscono al benessere dei bambini e tre alla riduzione del rischio di malattie – relative a otto prodotti. Solo una di queste indicazioni (quella sugli steroli vegetali, i cui effetti benefici sul cuore e sulla circolazione sono stati provati da ben quarantuno studi clinici) è risultata fondata.
Nonostante ciò, e nonostante le lamentele dell’Aduc (Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori) e l’interrogazione parlamentare dei senatori Marco Perduca e Donatella Poretti, le informazioni su questi prodotti non sono state né rimosse né modificate.
Insomma, ancora una volta le multinazionali sono esentate dal rispetto delle leggi, e la Danone – a sentire Efsa – continua a commercializzare indisturbata degli alimenti funzionali (functional food) sì, ma la solo proprio business.
Vito Vivanti