
Mercoledì scorso, 1º marzo, il Tar del Lazio ha posto fine ad un contenzioso di cinque anni riguardante la legittimità della denominazione Mozzarella di Gioia del Colle, decretando il pieno titolo con cui la Dop pugliese gode del più alto riconoscimento giuridico dell’Unione Europea.
Stiamo parlando, si badi bene, di una mozzarella vaccina tipica, prodotta nella Murgia barese e tarantina attraverso la tecnica del siero innesto: un’eccellenza locale specifica e tradizionale, ottenuta dalla trasformazione del latte di vacche che hanno accesso al pascolo, quando disponibile.
L’opposizione, presentata secondo i termini di legge (entro 90 giorni dalla presentazione della domanda da parte dell’allora Mipaaf) dal Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana Dop, si basava fondamentalmente su due aspetti: il primo relativo all’origine locale del prodotto, con gli oppositori che sostenevano che “non sussistesse il necessario legame territoriale tra la città di Gioia del Colle e la produzione della Mozzarella di Gioia del Colle”, il secondo legato al fatto “che tale denominazione, contenendo al suo interno il termine “mozzarella”, avrebbe generato confusione con il prodotto denominato “Mozzarella di bufala Campana””.
Con la sentenza di pochi giorni fa i giudici ha confermato, in via definitiva, che il legame con il territorio è stato dimostrato, e che la denominazione del prodotto equivale ad un termine generico. Per di più, in etichetta è stata inserita la dicitura “di latte vaccino” che, nel precisare, rafforza la distinzione tra i due prodotti.
In sostanza quindi, la sentenza ha confermato l’infondatezza delle argomentazioni addotte dalla controparte accogliendo due contro-obiezioni dei richiedenti la Dop: prima, che il legame col territorio è dimostrato grazie alle metodiche di ottenimento e all’alimentazione animale che lega il prodotto alla zona geografica definita e non a tutta la Puglia; seconda, che il nome di cui si è chiesta la registrazione è un termine generico che identifica una tipologia di formaggio a pasta filata, originariamente “mozzata” a mano. Infine, l’inserimento in etichetta della specifica “di latte vaccino”, concordata con il ministero, rafforza e concretizza una posizione solida e per nulla contestabile.
8 marzo 2023