Il progetto di un mega-magazzino di stagionatura nell'area di produzione del Parmigiano-Reggiano (ne abbiamo parlato già in marzo e novembre) torna alla ribalta della cronaca, grazie ad un'interpellanza parlamentare dell'avvocato e senatore parmense Giorgio Pagliari. Le preoccupazioni del politico del Pd sono ben espresse in un comunicato stampa diramato nei giorni scorsi, che traccia senza esitazioni i rischi e le probabili insidie che una struttura del genere porterebbe all'intero comparto produttivo del formaggio dop più famoso nel mondo.
Un formaggio che pur non essendo più prodotto solo da piccoli caseifici, è caratterizzato da molte peculiarità, legate tanto alle fasi di produzione quanto alla stagionatura. Aziende che creano, insieme al formaggio più famoso, anche occupazione per l’intero territorio. "Proprio per questo", spiega la nota dell'avvocato parmense, "sta provocando una vera e propria sollevazione la nascita di una Spa con sede a Reggio Emilia, la quale chiede di realizzare un magazzino di stagionatura per 600mila forme di Parmigiano-Reggiano. Un numero, secondo gli esperti, ingiustificato dalle esigenze di mercato".
"Il dubbio", prosegue il comunicato, "è che si possa decidere di stagionare anche forme provenienti da aree che non fanno parte del ristretto perimetro di produzione del Parmigiano-Reggiano previsto dal Consorzio".
Un vero e proprio caso quello sollevato da Pagliari, vista la gravità dei dubbi proposti dalla sua interpellanza parlamentare: «Esiste il rischio di una inaccettabile promiscuità tra il formaggio prodotto nella zona tipica e quello lavorato al di fuori di essa e, financo, all’estero», afferma Pagliari. «Inoltre, una simile struttura potrebbe essere finalizzata a creare un vero e proprio monopolio della stagionatura di Parmigiano-Reggiano. Si rischia quindi di snaturare un prodotto tipico, con una singolare coincidenza con i tentativi e le spinte verso il “Parmesan” o verso prodotti privi di qualità, ma in grado di trovare un mercato molto ampio in ragione della notorietà del Parmigiano-Reggiano, noto in tutto il mondo».
"La industrializzazione del prodotto, per di più nelle condizioni esposte nelle premesse, rende assai difficile assicurare che questo formaggio venga prodotto nel rispetto dei relativi regolamenti decisivi per le caratteristiche organolettiche, di maturazione e di gusto a cui è legata la marchiatura del prodotto tipico e che garantiscono l’artigianalità del prodotto".
"Il pericolo dello snaturamento del Parmigiano-Reggiano", spiega l'esponente del Pd, "è determinato dalla perdita delle caratteristiche del prodotto tipico, e è anche legato al rischio che, per le ragioni suddette, riceva il colpo mortale il sistema – fondante – del Parmigiano-Reggiano, delle sue cooperative, delle latterie e delle altre imprese che lavorano artigianalmente nel settore".
Per Pagliari, come già per il pidiellino Fabio Filippi (che presentò a questo stesso proposito un'interpellanza nel marzo scorso), appare indiscutibile "la gravità della prospettiva, che contrasta con le politiche europee tese a tutelare i prodotti cosiddetti di nicchia", con gli interessi nazionali concordanti e con la tutela del sistema produttivo. «Quest’ultimo», prosegue Pagliari, «è notoriamente costituito in netta prevalenza, da latterie sociali e cooperative, che sono vitali per l’attività dei piccoli imprenditori agricoli insediati nel territorio di produzione del Parmigiano-Reggiano, che sono normativamente predefiniti».
Nella sua interrogazione il senatore Pagliari chiede al Governo "quali interventi intenda porre in essere per tutelare il sistema produttivo del Parmigiano-Reggiano, la sua esistenza e la qualità del prodotto, la sua irrinunciabile natura di prodotto tipico e quali strategie si intendono adottare per un piano export dell’agroalimentare, che valorizzi il ruolo dei produttori".
13 gennaio 2014