Finiranno per chiamarlo "il consorzio degli allarmi seriali". Dopo le ripetute preoccupazioni per le taroccature, gli accorati appelli contro gli assalti nordisti e le inquietanti ipotesi sulle ipotetiche congiure dei media (giugno scorso, iniziativa intitolata "Chi ha paura della mozzarella dop?"), ecco che il numero uno del consorzio bufalino torna a lanciarsi contro l'ipotesi che il doppio stabilimento di produzione possa diventare un obbligo per i caseifici che vogliano produrre sia dop che non-dop.
«La norma che prevede il doppio stabilimento per i produttori della Mozzarella di Bufala Dop», dice Antonio Lucisano, direttore del consorzio della mozzarella di bufala campana, «rischia di distruggere l'intero comparto e di avvantaggiare le multinazionali che producono formaggi freschi di qualità inferiore, e le industrie della grande distribuzione». In sostanza Lucisano si oppone alla decisione del Governo (ne abbiamo parlato lunedì scorso; leggi qui) di non abrogare ma di prorogare al 31 dicembre l'entrata in vigore della norma che obbliga i produttori a dotarsi di uno stabilimento per la dop.
Dopotutto, il consorzio, già nell'aprile scorso (leggi qui), aveva messo sul tavolo l’ipotesi di obbligare i caseifici produttori di mozzarella dop all’utilizzo esclusivo di latte proveniente dall’areale di produzione. Un modo semplice e sicuro per garantire la qualità e l'origine della mozzarella, evitando il rischio di vedere arrivare sui mercati prodotti di dubbia provenienza. «Risulta inspiegabile», aggiunge Lucisano, «l’ostilità di alcuni nei confronti di questo progetto. Credo che a chiunque dovrebbe risultare evidente il fatto che la norma sul doppio stabilimento porterebbe i caseifici a una scelta obbligata: quella di orientarsi sul prodotto non certificato in quanto nessuno può permettersi di produrre solo mozzarella dop e, al tempo stesso, è assurdo pensare che in un momento come questo ci siano imprenditori disposti a investire centinaia di migliaia di euro per la costruzione di un secondo stabilimento».
Ma non solo, visto che a detta del direttore del consorzio le posizioni espresse nei giorni scorsi da alcuni esponenti delle confederazioni agricole e le richieste fatte dall’eurodeputato Aldo Patriciello (Fi) alla Commissione Europea (di tornare a commissariare il consorzio, leggi qui), «sembrano fare gli interessi di grandi società piuttosto che quello dei consumatori e di un comparto che crea lavoro per oltre 15mila addetti».
«La mozzarella di bufala campana dop», ha aggiunto Lucisano, «è il prodotto fresco più tutelato in Europa, ma se dovesse passare definitivamente questa legge, voluta dal ministro leghista Zaia (l'allusione alla congiura nordista è ricorrente nelle esternazioni del direttore del consorzio, ndr), molti produttori sceglieranno di non produrre dop ma altri tipi di mozzarella. E soprattutto per gli allevatori di bufale campane sarà un dramma» (è la prima volta che Lucisano esprime ufficialmente e chiaramente una qualche preoccupazione per le sorti degli allevatori, ndr).
Inoltre, il direttore del consorzio torna a ribadire quanto a suo avviso sia «necessario eliminare il vincolo delle sessanta ore per la trasformazione del latte di bufala in formaggio, perché molti produttori sono costretti a buttarlo senza poter ricavare altri prodotti. Serve un maggiore buon senso e soprattutto», conclude Lucisano «la volontà politica che, invece, sembra mancare».
E proprio sulle proposte di modifica (erano circolate voci sull'introduzione del congelamento del latte, contro cui vi fu una levata di scudi, ndr) è da tempo calata una fitta nebulosa, in quanto esse sarebbero bloccate sì, ma non si sa bene se in Regione Campania o al Ministero delle Politiche Agricole. In sostanza, è mai possibile sapere chi blocca cosa, e soprattutto perché? Nell'incertezza generale, più d'una cosa appare certa: la faccenda è divenuta troppo spinosa per chiunque, fosse anche il ministro in prima persona. E proprio il ministro, appare in questi giorni molto ma molto impegnato, e da questioni personalmente più rilevanti (leggi qui e qui), da cui – se si fosse in un reale Stato di diritto – anche il Governo potrebbe verosimilmente ritenere di avere un futuro assai incerto.
20 gennaio 2014