Ancora riecheggia forte il clamore con cui Coldiretti e Ministero agricolo hanno enfatizzato nei giorni scorsi il presunto valore del decreto sull'etichettatura del latte e dei suoi derivati. Una panacea – così è stata descritta – per sostenere gli allevatori in questo momento di crisi. La gran parte dei consumatori l'ha di certo bevuta, grazie anche alla smodata enfasi con cui i media nazionali hanno trattato la questione. Il decreto, che obbliga l'industria ad indicare l'origine della materia prima tratterebbe con una certa dose di leggerezza una materia più complessa di quanto sinora detto e percepito.
Pochi giorni e l'onda del dissenso e delle puntualizzazioni è arrivata: diversi soggetti hanno iniziato ad avanzare critiche più o meno aspre. Innanzitutto perché, ad esempio, per quanto concerne il latte Uht (molto usato per la produzione di derivati industriali) tale obbligo non verrà applicato nei casi in cui la materia prima provenga da Stati terzi, aderenti o meno all'Ue. È quanto si legge in una nota stampa del Dipartimento Agricoltura Ambiente della Lega Nord, che sottolinea come "non si applica ai prodotti fabbricati all'estero".
"Gli italiani" – prosegue la nota – "vengono raggirati come al solito. Si annuncia una novità e poi si scopre che non è vera. Il ministro Maurizio Martina, yes man del grande Mago Renzi, non aveva aperto bocca. Ora, o il ministro – e il suo capo – spiega che cosa è accaduto o le proteste degli allevatori per l’ennesima presa in giro saranno più che legittime".
A rincarare la dose ci ha pensato poi l'assessore lombardo all'agricoltura Gianni Fava, che ha duramente stigmatizzato la vicenda; «Al ministro prestigiatore Maurizio Martina», ha sentenziato Fava, «l'esibizione insieme al premier Renzi sul decreto di etichettatura del latte è venuta male, perché come ha scritto oggi Luigi Chiarello su “Italia Oggi” è ben chiaro chi è che comanda in questo governo: l'industria».
Fava ha così commentato l'articolo del quotidiano economico, che rivela che "l'obbligo di indicare in etichetta l'origine del latte (Uht, sterilizzato a lunga conservazione o usato per creme, sieri, cagliate, yogurt, burro, formaggi e latticini) non si applica" – per l'appunto – "ai prodotti fabbricati all'estero, anche se fatti in un altro Stato dell'Unione europea".
«Peccato per Renzi e Martina», ha proseguito l'assessore lombardo, «perché avevano illuso un bel numero di allevatori e iscritti a un sindacato agricolo importante ma poi i veri padroni di Palazzo Chigi hanno imposto la linea che desideravano». «Fino a quando l'Italia sarà assente da Bruxelles e dai luoghi dove si discute e si decide la Politica agricola comunitaria», ha concluso Fava, «gli allevatori stiano sereni che con questo governo continueranno a illudersi con le ombre cinesi e senza progressi reali per la competitività dell'agricoltura. I benefici, al massimo, saranno appannaggio dell' industria».
16 giugno 2016