Bufala Dop: il comparto di nuovo in crisi a causa di pochi malfattori

foto Pixabay©“I consumatori possono stare tranquilli: i controlli funzionano, i prodotti dannosi non vengono immessi sul mercato”: è questo il commento più ricorrente che gli organismi di controllo e tutela, e quelli della sanità pubblica – ma a volte il ministro agricolo stesso – propongono all’opinione pubblica dopo ogni scandalo di qualche rilevanza.

Stavolta, a riprendersi la scena dell’agrocrimine è la Mozzarella di Bufala Dop. A causa di pochi e disonesti personaggi – allevatori, rivenditori di latte e titolari di caseifici – l’immagine del latticino più famoso che c’è torna nella polvere e vede vanificati gli sforzi, l’impegno, la serietà di molti, moltissimi che lavorano onestamente. Gli illeciti riguardano solo alcuni, ma ancora una volta i danni investiranno tutti, purtroppo.

  Tra i reati contestati venerdì scorso dagli inquirenti, figurano l’adulterazione del latte utilizzato nel ciclo produttivo (latte anche vaccino, di animali affetti da gravi patologie, trattato con soda caustica: leggi qui una cronaca molto dettagliata), la commercializzazione di prodotti alimentari potenzialmente nocivi per la salute e la contraffazione del marchio Dop.

Il lupo perde il pelo ma non il vizio
A finire agli arresti domiciliari sono stati cinque imprenditori, mentre per altrettanti è scattato il divieto temporaneo (per sei mesi) di esercitare la propria attività. Quattro infine i caseifici sequestrati, ora affidati alle cure di un amministratore giudiziario: Bellopede e Golino di Marcianise (Caserta), Casearia Sorrentino di Santa Maria La Carità (Napoli) e le due unità produttive del Caseificio San Maurizio Srl, a Frattaminore (Napoli) e ad Orta di Atella (Caserta).

Ma al di là del fatto in sé, e della sua gravità, a proporre gli interrogativi più inquietanti sono i nomi degli arrestati, in primo luogo quelli dei fratelli Luca e Salvatore Bellopede. Oltre ad essere titolari dell’omonimo caseificio (Bellopede e Golino) di Marcianise, uno dei due – Salvatore – è anche presidente della Confartigianato di Caserta e – da 24 anni – socio del Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Dop.

L’imbarazzo che tale risvolto porta con sé per l’organismo consortile è immaginabile e mai come stavolta l’ente di tutela corre ai ripari con una di quelle “interviste del giorno dopo” che più che rilasciate su richiesta di un giornalista vengono spesso concesse dagli editori per aiutare a tamponare la falla più grossa.

E allora eccolo, il presidente del consorzio, il parmense Pier Maria Saccani, con la sua intervista-fiume pubblicata dal quotidiano Il Mattino di Napoli, sabato scorso. Le domande appaiono incalzanti, le risposte esaustive, come in genere in queste interviste accade.

La considerazione amara, dopo aver letto l’articolo, è che la legalità evidentemente non può nulla sui sistemi melmosi, in cui un imprenditore già coinvolto in attività illecite nel 2015, continui a reiterare truffe su truffe e per di più a rappresentare il made in Italy all’estero (Bellopede e Golino esporta buona parte della sua produzione negli USA).

Oltre allo scorno, appare la beffa. Stai a vedere che per risolvere anche questa toccherà trasformare l’eccezionale in ordinario. Conferendo all’amministrazione giudiziaria di certe aziende una dimensione in perpetuum a garanzia di una legalità che allo stato attuale delle cose appare difficile da ripristinare.

13 febbraio 2017