
La Riserva Mab (Man and the Biosphere programme) Unesco del Monte Peglia, in Umbria, condivide e fa proprie le preoccupazioni degli allevatori e dei pastori sugli effetti dei cambiamenti climatici. “Giustamente”, sottolinea una nota dell’ente, “viene osservato che, nonostante le semine siano state fatte regolarmente nei periodi previsti, la siccità ha fatto mancare i pascoli estivi: trifoglio bianco (Trifolium repens) e violetto (trifolium pratense) sono stati completamente seccati anche su impianti ben radicati da più di un anno, e la stessa crisi riguarda i pascoli invernali”.
Qui, come in altre aree, “i pastori che sono i giusti “custodi del territorio” toccano con mano gli effetti delle crisi climatiche. Essi meritano la più ampia tutela, essendo anche attori dei sistemi di qualità e protagonisti delle tradizioni millenarie della transumanza, che vanno rafforzate e rese vitali nella Riserva Mab Unesco e nell’Umbria tutta”.
Una situazione che inciderà su quantità e qualità dei prodotti
In sostanza accade che capre e pecore, proprio nel periodo dei parti, in cui il fabbisogno alimentare è maggiore, avranno un’estrema carenza di pascoli e, di conseguenza, saranno con poco latte. Su questa emergenza lancia un grido di allarme la Cia-Agricoltori Italiani dell’Umbria, facendo sue le forti preoccupazioni degli allevatori di ovini di razza sarda, costretti ad affrontare la stagione invernale al limite delle loro risorse, sia dal punto di vista ambientale che economico.
Le problematiche innescate dal cambiamento climatico in atto sono sempre più gravi, e sono state innescate dall’andamento meteorologico, ovvero dal protrarsi di una siccità estiva e autunnale forse senza precedenti.
“Nell’allevamento ovino di razza sarda”, sottolinea la Cia Umbria, “la produzione di latte viene stimolata dal pascolo su erbai freschi, e non con foraggi secchi come accade con altre razze. Per avere pascolo tutto l’anno, gli allevatori seminano in primavera erbai poliennali – erba medica, trifoglio bianco e violetto – e tra il mese di agosto e la prima settimana di settembre gli erbai annuali, principalmente trifoglio incarnato. Le prime piogge e le temperature miti favoriscono lo sviluppo dell’impianto, così da poter portare le pecore al pascolo alla fine dell’autunno, in inverno e in primavera”.
“Quest’anno però”, prosegue l’organizzazione di categoria, “nonostante le semine siano state fatte nei periodi indicati, la siccità ha fatto mancare i pascoli estivi: trifoglio bianco e violetto sono stati completamente seccati anche su impianti ben radicati da oltre un anno. Mentre i pascoli invernali, che hanno iniziato a germogliare dopo la metà di ottobre per il ritardo delle prime piogge, sono fermi alle prime foglioline. Lo sviluppo di queste aree è ormai compromesso per le temperature non più miti e le giornate corte: si dovrà attendere il mese di aprile per un ritorno a pascoli abbondanti, se il clima lo permetterà”.
Una situazione gravissima che porterà pesanti conseguenze economiche: con le scorte di foraggio più che dimezzate, gli allevamenti dovranno compensare attraverso l’acquisto di maggiori quantitativi di cereali, leguminose e mangimi, che – com’è noto – negli ultimi mesi hanno visto un aumento vertiginoso dei prezzi.
«La cosa più preoccupante oggi», spiega l’allevatore Francesco Marceddu, «è che dopo la vendita delle prime partite di agnelli, le pecore in lattazione stanno andando in asciutta per mancanza di erba fresca, nonostante si stanno governando a costi elevati, compromettendo così l’intera campagna latte, che va da novembre a luglio prossimo».
Oltre alla siccità, i danni da cinghiali
Non da ultimo, ad aggravare la situazione vanno segnalati i gravi danni causati dai cinghiali sui pochi erbai invernali rimasti, nonostante siano aperte le battute di caccia. «Il cambiamento climatico», incalza il presidente di Cia Umbria, Matteo Bartolini, «sta sacrificando il benessere animale, che si traduce in una minore permanenza di animali allo stato brado. La carenza di erbai freschi riduce la sostenibilità economica degli allevatori, costretti ad acquistare materie prime non più disponibili nel pascolo. La situazione sta degenerando e si ripercuote inevitabilmente anche sulla qualità del prodotto finale. Anche per questo, come Cia chiediamo a voce alta nuovi e più adeguati strumenti nella nuova programmazione comunitaria per rispondere a queste difficoltà».
Come uscirne? Primo passo, la nascita di una consulta tra istituzioni e aziende
“Se l’Umbria è terra di cammini”, concludono i responsabili della Riserva Mab Unesco del Monte Peglia, “essa è anche terra di transumanza e i cambiamenti climatici richiedono azioni decise e chiare: in questo senso. “La Riserva Mab Unesco del Monte Peglia”, conclude la nota dell’ente, “sta costruendo una Consulta delle istituzioni e delle imprese ecosostenibili al cui interno tali temi possano essere dibattuti e affrontati in modo nuovo e secondo i modelli efficaci richiesti dai tempi”.
6 dicembre 2021