Bufale casertane e brucellosi: la mattanza di 140mila capi grida vendetta

Bufale mediterranee
foto Laurentius – Creative Commons License©

“L’abbattimento ingiustificato di centoquarantamila capi (in anni e anni di scriteriata campagna anti-brucellosi e anti-tubercolosi, ndr) e la scomparsa di trecento aziende rappresenta un danno economico e sociale pari alla chiusura di una grande fabbrica”. Per la provincia di Caserta l’allevamento bufalino riveste un valore inestimabile, fatto di lavoro, occupazione, reddito, sviluppo, identità, e cultura”.

Con queste parole l’Associazione Tutela Allevamento Bufala Mediterranea ha accolto i primi clamorosi risultati, ottenuti grazie all’azione operata da Altragricoltura, Siaab (Sindacato Agricoltori e Allevatori) e Soccorso Contadino, attraverso gli avvocati Vincenzo Scolastico, Antonio Sasso e Antonio Melidoro.

Questi, nel maggio scorso, presentarono un esposto-querela alla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, chiedendo chiarezza sulle responsabilità di un “colpevole e irresponsabile massacro di animali” – queste le parole usate sin dal primo momento dalle tre organizzazioni – “che sta mettendo in ginocchio un intero settore e la sua comunità”, e chiedendo di accertare “se qualcuno – e chi – ci sta guadagnando”.

Sconcertanti i dati finalmente forniti dalla Asl di Caserta

A seguito di quell’esposto, a distanza di sette mesi, l’Asl di Caserta ha finalmente fornito i documenti da cui si evince che la stragrande maggioranza degli abbattimenti di bufale venne operata a più riprese su capi sani, visto che solo su una percentuale bassissima di animali macellati venne riscontrata un’infezione in atto.

“Avendo già contezza di tali numeri”, prosegue l’associazione sulla sua pagina Facebook, “abbiamo avanzato più volte tale richiesta, senza mai ottenere un riscontro. Pertanto oggi pubblichiamo la notizia del grande risultato ottenuto da Altragricoltura, Siaab e dall’avvocato Scolastico, che sono riusciti nell’impresa di ottenere i dati ufficiali, tenuti all’oscuro per tutti questi anni”.

La reazione di Altragricoltura e del Siaab

Dal canto loro Gianni Fabbris e Lino Martone, rispettivamente presidemte di Altragricoltura ed esponente del Siaab, hanno accolto la divulgazione dei documenti della Asl sottolineando che “finalmente si rompe il velo di menzogne: i numeri sono chiari, l’irresponsabile e inutile massacro delle bufale è un danno grave. Vengano rimossi quindi immediatamente i responsabili, e si cambi subito direzione”.

L’iniziativa di Altragricoltura e Siaab si è quindi mossa su due piani paralleli: l’iter giudiziario, avviato dai legali, e l’azione sindacale, attraverso cui è stato chiesto ai Ministeri competenti e alla Regione Campania di constatare il fallimento delle iniziative messe in atto e di avviare un serio confronto con i soggetti interessati per individuare il necessario cambio di rotta, fondato sulla vaccinazione della popolazione bufalina e su un piano di rilancio che tuteli gli allevatori, le mandrie, i trasformatori artigianali e i cittadini. E che prenda chiaramente le distanze dalle manovre speculative che si stanno sempre più disvelando.

“Oggi”, sottolineano Altragricoltura e Siaab in un comunicato congiunto, “l’iniziativa messa in campo dagli avvocati Scolastico e Sasso incassa una prima importante risposta alla richiesta di dati relativi alle campionature dei capi abbattuti per brucellosi e tubercolosi da cui emergono dati sconcertanti sotto il profilo economico e sociale”.

Su più di 14mila capi abbattuti nel 2020 è stata effettuata una campionatura del 10% e su di essa sono stati eseguiti gli esami post mortem. Ebbene, relativamente alle analisi sulle carcasse di 1481 bufale, solo sedici sono risultate positive alla brucellosi, vale a dire l’1,4%. E appena trenta su 8187 (1,6%) alla tubercolosi.

Tante domande che attendono poche precise risposte. E i nomi dei responsabili

“Cosa aspettano le istituzioni”, insistono Fabbris e Martone, “a prendere atto che questi dati ci riportano ad errori grossolani, che hanno schiacciato l’economia dell’intero comparto bufalino?”.

“In dieci anni”, quindi, “sono scomparse più di trecento aziende bufaline e 140mila capi, quindi, la responsabilità di chi è? Le scelte politiche hanno alimentato nel tempo delle prassi che hanno annientato lo sviluppo economico del casertano, provocando danni di miliardi di euro”, aggiungono i due responsabili di Altragricoltura e Siaab.

A chi giova tutto questo? Perchè gli allevatori sono stati lasciati soli in questi anni? E che fine fa la carne degli animali macellati (“e continuiamo a chiedere”, insistono Fabbris e Martone, “perché va fuori provincia, nonostante le norme non lo prevedano?”). E inoltre, come è possibile che in uno stato democratico accada tutto questo? Dove sono la magistratura, la politica e le forze dell’ordine?”.

Serve una nuova strategia, che punti all’uso dei vaccini

Ora questi dati e queste vibranti richieste di chiarimento altro non rappresentano che un punto di partenza per arrivare alla giustizia, fermare ed esautorare chi ha avuto responsabilità, e ripartire.

Rivolgendosi ai due Ministeri competenti e alla Regione Campania, Fabbris e Martone richiedono poi “un incontro urgente, assieme a tutte le realtà e ai movimenti di allevatori che si stanno da tempo battendo contro gli abbattimenti indiscriminati. Un incontro per mettere in campo quello che chiediamo da tempo, vale a dire un piano di vaccinazione delle mandrie e un’azione di rilancio e tutela degli allevatori e dei trasformatori artigianali in grado di prendere le distanze da interessi speculativi”.

“Di fronte ai numeri che stanno emergendo”, concludono i due, “serve un primo gesto che consideriamo pregiudiziale: la rimozione dei responsabili” di questa vicenda, “a cominciare dal Dott. Antonio Limone, direttore generale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno di Napoli”. Una richiesta che alla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere non suonerà di certo casuale.

13 dicembre 2021