
Il latte e i suoi derivati hanno avuto una grande importanza nell’alimentazione umana sin dalle società preistoriche, tra i 5.500 e i 7.500 anni or sono, influenzando in maniera diversa – e rilevante – la salute, la struttura sociale e la demografia dei vari territori in cui popolazioni di allevatori coltivatori si sono avvicendate. È una delle evidenze di uno studio compiuto dai ricercatori della York University e della Universidad de Oviedo analizzando i residui di cibo recuperati tra i resti delle imbarcazioni dell’epoca.
L’analisi chimico-fisica dei grassi animali ritrovati in frammenti di 246 diverse ceramiche ha consentito al team, guidato dall’archeologa Miriam Cubas, di investigare i differenti usi che le comunità neolitiche facevano dei vari tipi di contenitore reperiti: una parte di essi utilizzati per la trasformazione e il consumo del cibo; un’altra parte atti all’uso zootecnico e agrario.
Particolare interesse è stato dato dai ricercatori ai differenti manufatti reperiti in 24 siti archeologici, distribuiti in territori atlantici della Francia, in alcune isole britanniche e su parte delle coste scandinave, ma anche in Portogallo e nel Baltico occidentale. Dalle diverse fogge, dalle dimensioni, dal differente utilizzo delle varie ceramiche nei vari luoghi, gli studiosi hanno potuto ricostruire la diffusione delle varie specie animali, dei processi di trasformazione, delle diete che verosimilmente caratterizzarono le diverse culture locali nel corso di due millenni cruciali nella storia dell’umanità. [continua dopo la pubblicità]
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Tre le evidenze più significative, è stato rilevato un maggiore utilizzo della specie bovina nel Nord Europa, mentre nei territori centrali e meridionali prevalevano gli ovi-caprini, le cui tracce sono state tanto più presenti nei reperti quanto più i ricercatori si sono spinti verso Sud.
“Sebbene la diffusione di piante e animali domestici sia stata ampiamente monitorata”, spiegano gli studiosi nell’abstract dello studio, pubblicato nei giorni scorsi dal sito web Nature Communications, “non è del tutto chiaro come queste economie nascenti si siano sviluppate in contesti ambientali e culturali diversi”.
“Utilizzando l’analisi molecolare e isotopica dei lipidi delle terraglie”, proseguono i ricercatori, “abbiamo indagato gli alimenti preparati dalle prime comunità agricole della costa atlantica europea, registrando con sorpresa l’assenza di alimenti acquatici, anche nelle ceramiche dei siti costieri, ad eccezione del Baltico occidentale” dove è stata individuata una società di cacciatori-raccoglitori-pescatori. [continua dopo la pubblicità]
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“La frequenza dei prodotti lattiero-caseari nella ceramica ispezionata”, prosegue l’abstract, “è aumentata man mano che l’agricoltura è stata progressivamente introdotta lungo un gradiente latitudinale settentrionale. Questa scoperta implica che le prime comunità agricole ebbero bisogno di tempo per adattare le loro pratiche economiche prima di espandersi in aree più settentrionali. Le differenze latitudinali nella scala della produzione lattiero-casearia potrebbero anche aver influenzato l’evoluzione della persistenza della lattasi tra gli adulti in Europa”.
Molte altre informazioni sono reperibili (in lingua inglese) grazie all’articolo “Latitudinal gradient in dairy production with the introduction of farming in Atlantic Europe“ (trad.: “Gradiente latitudinale nella produzione lattiero-casearia con l’introduzione dell’agricoltura nell’Europa atlantica”).
11 maggio 2020