Ricerca Usa: l’infertilità maschile si combatte con gli Omega-3

altL’alimentazione dell’uomo, inteso come essere umano di sesso maschile, e in particolare la quantità e il tipo di grassi assimilati, potrebbe avere una diretta correlazione con la qualità dello sperma prodotto e con la sua fertilità. Sono queste le conclusioni di uno studio pubblicato mercoledì scorso dal periodico online Human Reproduction.

La ricerca, basata sullo studio di novantanove uomini statunitensi ha infatti trovato un nesso tra l’elevato consumo di grassi totali e la carenza di spermatozoi nel liquido seminale, rilevando però che quando ad abbondare sono i grassi polinsaturi Omega-3 (presenti nei prodotti da animali al pascolo, olio di pesce, vegetali) la situazione risulta invertita, con un’ottimale presenza di spermatozoi “correttamente formati”.

Nel pubblicare lo studio, i ricercatori della Clinica di endocrinologia riproduttiva e infertilità del Massachusetts General Hospital hanno però tenuto a precisare che viste le ridotte dimensioni del campione preso in esame, la ricerca andrà ripetuta per avere una conferma di quelle che oggi sarebbero solo delle forti, fortissime ipotesi.

A tale proposito, il responsabile del gruppo di studio, professor Jill Attaman, che è anche insegnante di Ostetricia, ginecologia e biologia riproduttiva alla Harvard Medical School, ha dichiarato che «se gli uomini modificassero la loro alimentazione riducendo la quantità di grassi saturi aumentando l’assunzione di Omega-3, ne avrebbero vantaggi sia per la salute in generale, che per la loro capacità riproduttiva, con evidenti vantaggi anche per il sistema cardiovascolare».

Il gruppo di lavoro che fa capo al professor Attaman ha lavorato su risultati raccolti in una clinica specializzata sui disturbi della fertilità, tra il dicembre 2006 e l’agosto 2010, valutando l’alimentazione di ciascuno e misurando il livello di acidi grassi presente nel liquido seminale di ogni soggetto.

I risultati più interessanti sono giunti dalla suddivisione del campione in tre gruppi, in base alla quantità e al tipo di grassi assimilati. In buon sostanza, negli uomini con dieta più ricca di grassi saturi gli spermatozoi totali sono risultati il 35% in meno rispetto agli altri soggetti, con una concentrazione di spermatozoi nel liquido seminale pari ad un -38%. D’altro canto, gli uomini con una dieta migliore, che includeva anche grassi Omega-3 ha fatto registrare un +1,9% di spermatozoi, meglio formati rispetto agli uomini con una ridotta assunzione di Omega-3.

Lo studio verrà ripetuto in un prossimo futuro avendo certezza delle diete praticate dai singoli soggetti (questa volta si è basato su dichiarazioni raccolte attraverso la libera compilazione di questionari) e con più campioni di sperma per ogni soggetto. Pur nei limiti di un lavoro condotto su dati raccolti nel tempo e senza una metodica univoca, il lavoro è stato definito dai ricercatori che lo hanno condotto «il più grande studio mai condotto che abbia esaminato l’influenza di specifici grassi alimentari sulla fertilità maschile».

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17 marzo 2012