Ecco la tracciabilità culturale on-line

Vacche di razza Modicana al pascolo sull'altopiano ibleo (foto CoRFiLaC)Conoscere la provenienza di un prodotto significa seguire e documentare tutti i passaggi di un alimento, dal produttore al consumatore, ovvero, verificarne la tracciabilità. Problematica questa di grande rilevanza per l’opinione pubblica, purtroppo solo nei momenti di crisi eclatanti (vacche pazze, botulismo…) in cui la sicurezza alimentare del cibo è stata palesemente a rischio. Imperativo è il dovere di garantire la salute del consumatore, il quale va pertanto educato, informato e garantito non solo sui processi ma soprattutto sulla qualità igienico sanitaria del prodotto finale. Detto questo, su cui nessuno non può che trovarsi d’accordo, il CoRFiLaC da tempo sostiene che bisogna andare oltre. In fondo, queste considerazioni dovrebbero far scaturire delle azioni che aumentino la fiducia del consumatore verso il prodotto, oltre a garantirlo.

Allora perché non prendere il “toro per le corna” e rafforzare il rapporto diretto produttore-consumatore? Forse è tempo di fare un passo indietro rispetto alla nuova organizzazione commerciale dell’agroalimentare, con la crescente presenza delle GDO che spesso tendono a massificare i prodotti, standardizzandoli in modo esasperato. Prodotti sempre più anonimi, la cui identità è ascrivibile ai marchi industriali e/o della GDO, dove il produttore esce fuori di scena in modo inaccettabile.

 

Il CoRFiLaC sta provando ad utilizzare la più alta tecnologia per far sì che siano, come un tempo, proprio i produttori o i rivenditori, una volta di quartiere, oggi inseriti nella GDO, a contribuire a garantire il prodotto e ad instaurare, con il cliente, un rapporto affettivo che va oltre la vendita stessa. Come? Pensando al consumatore.

 

Ricerche del CoRFiLaC hanno dimostrato come i consumatori più attenti sono alla ricerca non solo di cibo per nutrirsi, ma di “cultura del cibo”, dove diventa prioritario il legame cibo e territorio, cibo e luoghi paesaggistici e relativi elementi architettonici, cibo e storia, cultura e valori del produttore, cibo e ricette storiche, cibo e rispetto dei processi naturali di produzione, cibo e tradizione. In sintesi, cibo e qualità ambientale, culturale ed umana. Tutto questo, oggi, è possibile conoscerlo e metterlo a disposizione del consumatore, esclusivamente per i prodotti tradizionali.

 

Faccio un esempio: se il consumatore, attraverso il codice che l’Ente Certificatore della Dop (il CoRFiLaC) in sinergia con i Consorzi di Tutela, ha attribuito ad ogni formaggio Ragusano Dop o ad ogni Pecorino Siciliano Dop, vuole conoscere tutto di ogni singolo formaggio potrà farlo, collegandosi on line o via sms. Attraverso il codice attribuito al formaggio sarà possibile seguire tutte le fasi della produzione, conoscere ciascun produttore e la sua famiglia, i suoi valori, le sue abitudini, le ricette che utilizza, con quali animali produce il latte che trasforma in formaggio, i pascoli che utilizza, i luoghi di produzione, in poche parole “la vita della famiglia che ogni giorno con grandi sacrifici trasforma il buon latte naturale, in uno dei formaggi più antichi d’Europa, quali sono il Pecorino Siciliano ed il Ragusano”.

 

Tutto questo è possibile solo per i formaggi tradizionali dove il produttore trasforma il proprio latte, senza mescolarlo con nessun altro latte di altri produttori, dove è l’intera famiglia a far parte del processo produttivo, dove ogni particolare è curato proprio perché, in primis, è la famiglia stessa a nutrirsi di quel formaggio. Il CoRFiLaC ha definito questo progetto “tracciabilità culturale on line”, che va ben oltre la sicurezza alimentare, ma che vuole lasciare una traccia culturale per te… ed in te.

 

di Giuseppe Licitra

presidente del CoRFiLaC di Ragusa

(Consorzio Ragusano Filiera Lattiero Casearia)

 

estratto da Caseus Anno XV n.1 gennaio/febbraio 2010