
Notizie tutt’altro che buone giungono da Bruxelles a proposito del consumo di latte vaccino fresco nei Paesi dell’Unione Europea. Nel pubblicare i dati relativi al 2018, gli analisti della Comunità Europea hanno indicato il consumo pro-capite previsto per il 2030, che si attesterà sui 49 litri annui, tre in meno rispetto al 2018 (52) e undici in meno in confronto al 2008. Una tendenza influenzata dalla forte contrazione delle vendite del prodotto nei 15 Paesi che hanno aderito all’Ue sino al 1º gennaio del 1995, controbilanciata dal crescente consumo registrato negli altri 13 Paesi (aderenti dal 2 gennaio del ‘95 a oggi).
La Commissione Europea stima che parte di questo calo sia legato a due fattori principali: la riduzione della colazione a casa e la crescita della domanda dei “latti” vegetali.
Nonostante l’aumentata richiesta, questi ultimi prodotti mantengono una quota marginale – il 4% nel 2018 – rispetto al mercato del latte vaccino. Tra di essi segnano ormai il passo le bevande a base di soia, che sino a dodici anni fa erano le uniche “alternative” al latte di vacca, mentre sono gli altri latti vegetali (mandorla, cocco, avena, riso, etc.) a trainare la crescita delle vendite: nel 2008 rappresentavano appena il 17% del mercato delle alternative di latte animale, ed oggi sono salite al 40%.
21 gennaio 2019