
Taglio del personale in vista alla Parmalat di Collecchio, che a breve vedrà ridursi – come già annunciato dalla nostra Redazione il 4 febbraio scorso – il proprio gruppo dirigente, nel quadro dei piani di riassetto decisi dalla famiglia Besnier, proprietaria di Lactalis. Come già annunciato in occasione del delisting di Parmalat dalla Borsa di Milano, l’azienda francese sta procedendo a una riorganizzazione su base prevalentemente territoriale, secondo una suddivisione in nove distinte aree (cinque geografiche, una per l’export e tre di prodotto: ingredienti, prodotti freschi e formaggi).
Il ridimensionamento di Collecchio riguarda trentacinque manager e funzionari e punta ad una maggiore e più puntuale interazione di ciascuna unità territoriale con il quartier generale dell’azienda, sito a Laval, nel dipartimento della Mayenne.

Come per altre realtà fortemente delocalizzate, l’obiettivo di Lactalis è quello di incrementare la competitività di Parmalat sui principali mercati mondiali in cui la stessa è presente, nelle varie aree già occupate – dal Nord America (Canada) al Centro e Sud America (Cuba; Colombia, Equador, Paraguay e Venezuela), dall’Italia (che da sola rappresenta una delle suddette aree geografiche) al resto d’Europa (Portogallo, Romania, Russia), dall’Africa Subsahariana (Botswana, Mozambico, Sudafrica, Swaziland, Zambia) all’Australia – con l’obiettivo di razionalizzare la propria operatività e presenza sui mercati, e di migliorare le performance commerciali e finanziarie.
Contestualmente all’annuncio della riduzione del gruppo dirigente di Collecchio, l’azienda si è premurata di ribadire la fedeltà e quindi il legame e gli impegni che Parmalat Italia ha con il mondo degli allevatori italiani, nell’ottica di una gestione responsabile e corretta, nel contesto di un confronto aperto e collaborativo (e in un mercato che, hanno sottolineato i responsabili dell’azienda, è il secondo come importanza, dopo quello francese, ndr) sia con le organizzazioni sindacali che con le istituzioni del nostro Paese.
Come se ciò non fosse stato detto, e seguendo il solito cliché dei proclami velleitari che preludono ai nulla di fatto, sia Coldiretti che i sindacati di categoria, hanno replicato con dichiarazioni polemiche e argomentazioni che ancora una volta recitano copioni velleitari senza senso e senza fondamenti. Argomentazioni e proposte che raramente si sono concretizzate in alcunché di fattivo e utile per un settore che puntualmente da vent’anni a questa parte, per un motivo o per l’altro, continua a perdere pezzi. Sindacati e organizzazioni di categoria che, quella più quella meno, da anni intervengono — a volte senza titolo per farlo — e sentenziano, con un obiettivo principale: quello di mantenere le posizioni occupate e le rendite politiche ed economiche che immeritatamente ne derivano loro.
17 giugno 2019