Il mercato cinese del formaggio cresce. E non solo nei numeri

Liu Yang, titolare del laboratorio con negozio "Le fromager de Pekin" - foto L. Derimais©Mentre in Italia c'è chi si rallegra per aver incrementato le quote dell'export caseario in Cina (+29,5% nei primi sette mesi dell'anno), gli economisti del più grande Paese d'Oriente sono alle prese con le previsioni sul medio termine relative ai consumi di latte e formaggio. Al centro dello studio, sviluppato col supporto del Mintel Group, c'è la crescente forbice tra domanda e offerta, che lascia prevedere per il 2017 un perdita complessiva del 15-20% del valore di mercato (66 miliardi di yuan, vale a dire 8,10miliardi di euro).

Il Bitto storico invecchiato 15 anni, venduto nel 2012 in Cina - foto Ciapparelli®Il fenomeno, sollecitato dalla crescita del consumo di latte e derivati conseguente alla crescente urbanizzazione – ma anche alla disponibilità di reti di distribuzione sempre più capillari – porterà ad un incremento annuo pari all'8,2% del venduto, incremento più alto mai registrato in un'espansione del mercato lattiero-caseario iniziata venti anni fa e che ha fatto registrare un +50% nel consumo di latte (da 16 a 24 litri/anno pro-capite) negli ultimi cinque anni.

 

«Non ci sono abbastanza aziende», ha detto David Huang, direttore di ricerca presso il Mintel Group, «per sostenere il crescente appetito della Cina per i prodotti lattiero-caseari. Con la produzione di latte in aumento dell'1,2% all'anno tra il 2007 e il 2012 e una popolazione di vacche aumentata del 4,3% rispetto allo stesso periodo, la produttività di latte vaccino è in calo», forse perché è migliorata la qualità, a seguito dei maggiori controlli statali introdotti dopo i gravi scandali del 2008.

 

Una simpatica immagine tratta dal blog cheeseinchina.com di Marc De Ruiter, produttore olandese di formaggio in Cina (Yellow Valley Cheese in China)Questo porterà senza dubbio ad un incremento del prezzo della materia prima, che inciderà ovviamente sui derivati di produzione locale. Ma non tutti i mali sembra debbano vengire per nuocere, come sembra insinuare Xu Ruyi, che al Mintel è dirigente di ricerca e che prevede delle «grandi opportunità di business per i produttori di latte» anche perché «il divario tra domanda e offerta, senza nuove offerte di acquisizione è destinato ad aumentare, e questo potrebbe portare delle opportunità di business per i produttori di latte, tanto in patria quanto all'estero».

 

È in questo senso quindi che vanno lette sia le recenti acquisizioni di compagnie estere da parte di alcune tra le maggiori aziende lattiero-casearie cinesi, che il fermento per operarne altre, per andare incontro alla fortissima domanda interna.

Anche in Cina si producono formaggi di qualche qualità, e una fascia crescente di mercato inizia ad apprezzarli. Immagine tratta dal blog Threewheeledcheese.com©

Risulta illuminante in questo senso, ad esempio, il caso della private company Shanghai Pengxin Ltd, che dopo aver impiegato quasi due anni per convincere le autorità delle buone ragioni di fare shopping all'estero, ha poi completato l'acquisizione di ben sedici aziende neozelandesi. Allo stesso modo, il secondo produttore alimentare della Cina, la Bright Food Co, starebbe discutendo l'acquisizione con il più grande produttore di alimenti di Israele, la Tnuva Food Industries Ltd. Una volta completato l'accordo, dovrebbe essere il più grande acquisto di una ditta israeliana da parte di un acquirente cinese.

 

«In Cina», ha aggiunto Xu, «l'industria del latte sta soffrendo a causa della frammentazione della filiera. Bisognerà raggiungere un processo di integrazione industriale, soprattutto con la stimolazione della politica e il sostegno dei colossi industriali del Paese».

 

Secondo Xu, inoltre, «la forte crescita della domanda porta la Cina ad essere per i player internazionali un mercato molto più appetibile di prima. E con l'aumento della concorrenza e della competizione, e con la fidelizzazione nei marchi, si raggiungeranno le sfide-chiave per tutti gli attori del mercato». «Gli elevati standard dei produttori stranieri», ha aggiunto infine Huang, «aiuterà le imprese cinesi ad acquisire delle tecnologie "allo stato dell'arte" e le risorse necessarie a rimanere ai vertici del settore».

 

Nove prospettive per esportare in Cina

Nonostante il formaggio sia ancora un prodotto alimentare  lontano dagli interessi delle masse, negli ultimi anni si sono notati dei significativi passi avanti, dovuti anche alle fiere alimentari che si tengono nel Paese. Gli analisti cinesi hanno valutato una crescita della domanda di formaggio attorno al 22% nell'anno 2012, indicando nella Nuova Zelanda, l'Australia, gli Stati Uniti e la Francia, nell'ordine, i maggiori esportatori.

 

Così come è stato per il vino ci vorrà del tempo per educare il palato dei cinesi a scoprire una dimensione del gusto del tutto estranea alla loro realtà. In questo senso la grande differenza di produzioni di diverse culture estere potrà esercitare un duplice effetto: di attrazione per un mondo così variegato e affascinante ma anche di qualche difficoltà per essere realmente penetrato. Ed è un bene in questo senso che il traino attualmente lo stiano facendo prodotti freschi e piacevoli come la mozzarella (non sempre, ahinoi, la nostra mozzarella!), e che in futuro il pubblico possa andare verso gusti più complessi e sapori più decisi.

 

Nel contempo un buon lavoro, propedeutico per quanti arriveranno e di stimolo per soddisfare i palati dei primi curiosi, sta arrivando da attività artigianali di tutto rispetto, sviluppate localmente sia da imprenditori stranieri che locali; due esempi tra tutti, quelli dell'olandese Marc de Ruiter Yellow che dal 2004 ha impiantato la sua Yellow Valley Cheese in China e di di Lui Yang, che a Pechino ha avviato nel 2009 un'apprezzabile laboratorio in stile francese, Le fromager de Pekin, dopo una personale folgorazione avuta ai tempi dell'Università, frequentata a Clermont-Ferrand, in Francia.

 

Non tutti i nostri caseifici riescono ancora a trovare i canali giusti per l'esportazione, ma siamo certi che il tempo, che si dice sia gentiluomo, e l'intraprendenza dei singoli operatori potranno permettere anche ai nostri più autentici produttori di trovare il loro spazio, in un mercato che pare davvero destinato ad offrire delle concrete chance di successo.

 

11 novembre 2013