L’industria del latte perde terreno e punta al mercato halal

Una confezione di latte laban prodotta e commercializzata in ItaliaFa una certa impressione vedere l'enfasi con cui Assolatte dichiara in questi giorni di scoprire il proprio interesse per il mondo di fede musulmana. O meglio per quella fetta di mercato, ormai rilevante in Italia (1,2 milioni di persone), che consuma derivati del latte completamente diversi da quelli per noi abituali. Accade in questi giorni, in coincidenza con l'inizio del Ramadan (sabato scorso 28 giugno), che per la prima volta e in maniera così esplicita l'associazione italiana dei produttori di latte industriale dichiari il suo forte interesse per un mercato che sinora aveva visto concretamente attive poche realtà produttive del nostro Paese (prima tra tutte la piemontese Abit).

Nelle rassegne stampa di ogni giorno sono ormai un'infinità gli articoli che danno il polso dei mille motivi per cui la gente fugge dal consumo di latte industriale"Per un intero mese", sottolinea il comunicato stampa diramato in questi giorni da Assolatte, "i musulmani residenti in Italia praticano la purificazione, la preghiera e il digiuno dall’alba al tramonto. E solo dopo il calar del sole tornano a gustare i cibi e le bevande della tradizione araba, a partire dal tipico latte arabo fermentato".

Caratterizzato dalla consistenza simile a quella dello yogurt e dallo spiccato sapore acido, il laban viene servito come bevanda dissetante e usato come ingrediente per realizzare molte salse tipiche delle cucine maghrebina e mediorientale, che accompagnano ad esempio il cuscus e la carne arrosto. Durante il Ramadan il latte arabo fermentato viene preparato in ogni casa e venduto nei mercati e dagli ambulanti lungo le strade.

Una fase della preparazione domestica di formaggio halal - foto tratta dal blog Mujahidafisabilallah®Ma il prodotto "da qualche tempo", prosegue l'associazione dell'industria del latte, "può essere acquistato, fresco e già confezionato, anche nei punti vendita della distribuzione moderna italiana. Merito di alcune imprese lattiero-casearie italiane, che hanno iniziato a produrlo in comodi packaging e rendendolo disponibile nei supermercati, nei discount e nei negozi etnici di tutto il Paese".

Assolatte sottolinea come l’avvio della produzione in Italia del latte arabo fermentato sia "solo una delle azioni attuate dalle imprese lattiero-casearie per soddisfare le richieste dei consumatori musulmani e offrire loro dei prodotti freschi, controllati e sicuri". "Sempre per rispondere alle esigenze dei consumatori stranieri", prosegue Assolatte, "alcune aziende lattiero-casearie hanno inserito sui loro prodotti le etichette in arabo e hanno richiesto la certificazione halal, che attesta la conformità dei prodotti alimentari alle regole dell’Islam".

Una dichiarazione di interesse che sembra voler controbilanciare la disaffezione – ed in molti casi la fuga – di un crescente numero di consumatori italiani, vuoi per il fenomeno delle allergie alimentari (causate in parte proprio dall'eccessiva industrializzazione del latte), raramente affrontate con la necessaria professionalità dalla classe medica del nostro Paese (leggi qui per scoprire che in una parte dei casi si potrebbero risolvere, ndr), vuoi per le crescenti azioni mediatiche lanciate da una parte del mondo vegano e dai loro naturali mandanti (le lobby dell'agricoltura intensiva e ogm), interessati a vendere i cosiddetti "latti" vegetali, che latti non sono.

30 giugno 2014

Per chi vuole approfondire

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(vedi anche la foto in alto, tratta da questo blog)