Granarolo: Sita passa il testimone al suo vice Calzolari

1 giugno 2009 – Al suo vertice sin dalla fondazione, avvenuta nel 1992, il 64enne Luciano Sita lascia la Granarolo, passando il testimone al suo vice Giampiero Calzolari, che è presidente di Legacoop Bologna (dal 2004) e di Granlatte, la società che detiene il 77% di Granarolo. Calzolari, 54 anni, bolognese, avrà Bruno Altini come vicepresidente, mentre Luciano Sita continuerà la sua carriera a Roma, al vertice di Legacoop Agroalimentare nazionale.

La cooperativa, che continua ad attraversare un momento critico, pur intravedendo qualche segnale di ripresa, ha rappresentato sin dalla sua fondazione un esempio di coesistenza tra una matrice centrista e una di sinistra, e ha legato  il proprio nome – proprio attraverso il suo presidente uscente – all’ex ministro De Castro nella fondazione della Sisag Srl, avvenuta maggio del 2008.

La Sisag, come ben documentò il quotidiano Libero il 20 dicembre scorso nell’articolo “De Castro, il socio Granarolo e la battaglia sul latte crudo”, «ha per oggetto “studi e ricerche di scienze economico-agrarie e sociali, finalizzate allo sviluppo del settore agroalimentare, sul sistema economico agroalimentare sia italiano sia di altri Paesi. In sostanza è una mini Nomisma concentrata sul settore primario.”

“Quattro mesi dopo”, proseguì l’articolo del quotidiano di Vittorio Feltri, “precisamente il 2 ottobre, De Castro, insieme ad altri parlamentari, presenta un’interrogazione al ministro del Lavoro, della salute e delle politiche sociali” a proposito del “rischio che nel latte crudo possano essere presenti agenti patogeni” ”. Una scintilla che fece deflagrare il “caso latte crudo”, portando alla sua demonizzazione mediatica, sostenuta da ogni media, inclusi quelli della “sinistra moderata” (veementi gli attacchi di Anna Meldolesi dalle pagine del Riformista), non a caso, una volta tanto, d’amore e d’accordo con il polo bianco centrista.

Un esempio di come l’economia sappia avvicinare parti politiche non sempre concordi e di quanto la politica si presti a giocare il ruolo di strumento strategico e a volte decisivo a favore dei poteri economici forti.