L’export salva l’Italia casearia. Che in Oriente non ingrana

Uno stand dell'Afidop (Associazione Formaggi Italiani Dop) all'Anuga di Colonia. È facile per le Dop riuscire ad esportare, sotto la spinta promozionale dei finanziamenti pubblici - foto Afidop®Mentre aumenta in Italia l'attenzione dei consumatori consapevoli per i prodotti più autenticamente rurali – legati alla buona alimentazione e al benessere reale degli animali – le produzioni più industrializzate perdono terreno sul mercato interno (-12% dal 2011 al 2014) e per mantenersi in qualche equilibrio cercano di sviluppare l'export, lasciando su quel fronte poco spazio a chi meriterebbe di più di rappresentare le vere eccellenze del cosiddetto "made in Italy".

In campo caseario, la crescita dell'export non conosce ancora limiti ad esempio in Francia e Germania, che complessivamente rappresentano per l'Italia il 35% del mercato straniero. Lo ha reso noto l'Assolatte – associazione degli industriali italiani del latte – in occasione dell’assemblea annuale, rivelando i dati del 2014 relativi alle esportazioni di formaggi. Rispetto all'anno precedente la tendenza registrata è positiva, con i volumi che hanno superato le 330mila tonnellate (+3,3%) e il fatturato che ha passato la soglia dei 2,5 miliardi di euro (+5%).

Uno stand dell'Afidop (Associazione Formaggi Italiani Dop) all'Anuga di Colonia. È facile per le Dop riuscire ad esportare, sotto la spinta promozionale dei finanziamenti pubblici - foto Afidop®«Sono risultati significativi, che confermano un trend di crescita in atto da anni», ha raccontato Adriano Hribal, consigliere delegato Assolatte, «ma, nonostante gli sforzi dei nostri produttori, sono meno brillanti rispetto agli scorsi anni, con le aziende impegnate a consolidare mercati storici e a creare nuovi sbocchi commerciali a prodotti tanto apprezzati nel mondo». «D’altronde l’export è oggi una via obbligata per collocare una produzione casearia tornata a crescere nel 2014 e per bilanciare, in parte, le perdite registrate in Italia».

La maggior parte delle vendite di formaggi all’estero viene realizzata – come dicevamo poc'anzi – nei mercati storici e vicini: la Francia e la Germania si confermano, anno dopo anno, i nostri migliori clienti, con tassi di crescita ancora interessanti: + 6,5% in Germania e +4,3% in Francia.

Infine, nonostante l'impegno profuso e i recenti proclami di successo di alcune grandi Dop, si fatica sui mercati più lontani con Cina e Giappone, tanto agognati ma ancora poco sensibili alle italiche proposte, probabilmente arrivate in ritardo (come al solito, ndr) rispetto ai cugini francesi e a una parte del mondo anglosassone che si muove sul marketing con competenza. Su questo aspetto il commento di Hribal è apparso alquanto laconico: «Bisogna andare avanti, insistendo nelle discussioni per chiudere accordi di libero scambio. La caduta delle barriere non tariffarie e la riduzione della burocrazia sono obiettivi basilari per far aumentare le nostre esportazioni, contrastando il falso "made in Italy" che prolifera nel mondo».

Nel 2014 poi, si è registrata un'inversione di tendenza legata alla maggior disponibilità di latte (+3%). Questo fattore ha permesso alle imprese lattiero-casearie di far lavorare di più gli impianti e dopo anni di ininterrotta flessione, il fatturato e la produzione del settore hanno ripreso a crescere. Anche e purtroppo alle spalle di allevatori che quando va bene riescono a chiudere i conti in pareggio. Su questo aspetto non si capisce come il Garante della Concorrenza e del Mercato, dopo i proclami di maggio e l'annuncio fatto dal ministro Martina in febbraio non sia ancora intervenuto per riequilibrare la distribuzione del reddito lungo la filiera.

"Complessivamente", comunica Assolatte, "nel 2014 sono usciti dagli stabilimenti italiani 2,5 milioni di tonnellate di latte da bere, più di un milione di tonnellate di formaggio, 160mila tonnellate di burro e 200mila tonnellate di yogurt. Volumi che con il regime delle quote latte alle spalle si prospettano più ragguardevoli per il 2016 e ancor più per il 2017. A vantaggio di chi, è facile intuirlo.

22 giugno 2015