Usa: più attenzione alla sostenibilità e alla salubrità alimentari

Il nuovo studio sul mercato dei consumi alimentari è stato condotto dalla statunitense Hartman GroupUn numero sempre maggiore di consumatori, negli Usa e nei Paesi occidentali in genere, dedica una crescente attenzione alle tematiche legate al benessere reale degli animali da reddito, all'alimentazione umana e – soprattutto – all'incidenza che le condizioni di allevamento hanno sulla qualità del cibo che ogni giorno finisce nei nostri piatti.

Conosciamo davvero ciò di cui ci nutriamo? Sono realmente salubri la carne che mangiamo, il latte che beviamo (sempre meno) e i loro derivati? Le domande stanno rimbalzando su quotidiani e siti internet internazionali (tra di essi FoodServiceMatters.com, NutraceuticalsWord.com e il prestigioso Forbes.com) e lasciano emergere ciò che più preoccupa la gente: nell'ultimo rapporto presentato dalla statunitense Hartman Group alla stampa e dedicato alla sostenibilità e alla trasparenza, emergono le principali necessità percepite dagli intervistati: ristabilire la fiducia tra consumatori e produttori, garantire una sostenibilità sempre più riferita alle pratiche responsabili delle risorse agricole e naturali, assicurare un trattamento equo degli animali e dei lavoratori impiegati nelle aziende di produzione.

Quasi la metà dei consumatori (47%) dichiarano di sostenere le imprese che evitano il trattamento disumano degli animali (+6% rispetto all'indagine del 2013), con un 44% che vorrebbe conoscere come gli allevatori trattano gli animali impiegati per produrre alimenti. In particolare sull'uso di ormoni e antibiotici, sull'uso di animali nei test di sicurezza dei prodotti e sulle pratiche di pesca sostenibili (preoccupa che le catture non danneggino delfini e altre specie protette). Un 43% poi chiede di poter sapere da dove provengono gli ingredienti utilizzati nei prodotti trasformati.

Inoltre, i consumatori sono orientati a premiare con le loro preferenze, le aziende disponibili a comunicare l'assenza di ormoni (52%), di antibiotici (49%) e di prodotti artificiali (48%); la natura "ogm-free" (41%), l'origine biologica (31%), la presenza di allergeni (26%), l'assenza di glutine (18%) e altri ancora (vedi tabella).

14 settembre 2015

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