È giunto in questi giorni agli sgoccioli il plafond di 1,5 milioni di euro stanziati dall’Ue nello scorso luglio per premiare gli allevatori che si sono impegnati a ridurre le loro produzioni di latte: con un incentivo di 14 centesimi di euro per ciascun litro prodotto in meno rispetto allo scorso anno, hanno usufruito della misura 52mila allevatori di ventisette Paesi (appena 921 in Italia).
Si è trattato della prima fase di questa misura, operata a discrezione di ogni singolo allevatore: o con la riduzione dei concentrati, che tanto incidono su quantitativi (elevandoli) e qualità (abbassandola) o con l’abbattimento di una parte dei capi. Questo aspetto della faccenda è stato sin qui taciuto dalla stampa, dalle confederazioni agricole, dalle associazioni allevatori, dai politici e persino dagli animalisti, che si trovano – è evidente – più a loro agio ad operare boutade basate sul clamore che ad agire sulla sostanza delle vicende reali.
L’ammontare totale della riduzione messa così in atto è pari a 1,07 milioni di tonnellate, equivalenti al 98,9% della cifra stanziata. Il restante 1,1% (1.600 euro) verrà erogato in ragione delle riduzioni operate nel trimestre novembre 2016 – gennaio 2017 ad allevatori che non hanno ancora presentato domanda e riusciranno a pagare poco più di 11.400 tonnellate.
L’adesione a questa iniziativa ha visto protagonista la Germania (-286mila tonnellate; 10mila allevatori circa), seguita da Francia (-181mila tonnellate; 130mila allevatori) e Regno Unito (-112mila tonnellate). Italia staccata, con poco meno di 24mila tonnellate.
Nel commentare la notizia, l’assessore lombardo all’agricoltura ha sottolineato che «chiedere gli allevatori della macroregione agricola del nord Italia – perché il latte si fa in Lombardia, Veneto, Piemonte e nei territori limitrofi – di incassare la miseria di 14 centesimi al litro di latte per ridurre una produzione che è al di sotto del 30 per cento del fabbisogno interno nazionale è scellerato». «Essere convinti che i produttori accettino un meccanismo così perverso come hanno fatto i tecnici e i politici del Mipaaf», ha concluso Fava, «è assolutamente folle».
3 ottobre 2016