Il Pecorino Romano ridimensiona dopo il taglio degli aiuti Ue

Pecorino Romano – foto Pixabay©

Sette tonnellate e mezzo di Pecorino Romano prodotto in Sardegna verranno tolte dal mercato. Lo ha deciso il consorzio di tutela dell’omonimo formaggio in un contesto di prezzi al ribasso e di contrazione dell’export, e soprattutto a seguito della mancata conferma degli aiuti comunitari per l’ammasso volontario .

Sorprendentemente ottimista di fronte a questo scenario è apparso il presidente del consorzio, Toto Meloni, che ha dichiarato come «con questa iniziativa si potrà gestire meglio la produzione in termini di quantità e di prezzi» puntando a ottenere «un impatto molto forte sul mercato, soprattutto in vista della massiccia campagna di promozione negli Stati Uniti». L’iniziativa mediatica e promozionale Usa punterebbe a rilanciare il prodotto proprio sul mercato in cui nell’ultimo decennio il Pecorino Romano ha registrato le maggiori perdite.

Tra le misure adottate, sono previsti l’ammasso volontario di 30mila quintali della produzione 2008-2009 (durata minima di 8 mesi, senza interventi pubblici). Per quanto riguarda la produzione 2009-2010, invece, è stata decisa una “contrazione temporale” di quattro mesi, spostandone l’inizio dal 1° ottobre al 1° gennaio e anticipandone il termine di un mese rispetto al passato (il 30 giugno anziché il 31 luglio). Nel periodo di produzione gennaio-giugno le aziende associate sono state chiamate a ridurre la produzione di un 10% rispetto all’anno precedente.

Non senza allusioni polemiche all’operato delle istituzioni locali, Meloni ha tenuto infine a precisare che «sebbene si possa dare atto all’assessore all’Agricoltura della Regione Sardegna, Andrea Prato, di un impegno particolare a favore del comparto ovicaprino è necessario compiere azioni affinché il controllo delle produzioni e la loro immissione nel mercato impediscano la caduta definitiva di un settore rimasto senza difese e costretto a subire i pesanti attacchi del comparto vaccino, sostenuto in maniera particolare dalla politica nazionale e comunitaria».

Affermazioni di chi, avendo goduto per anni della “stampella pubblica” sostenuta dai contribuenti, non riesce ad accettare adesso di doverne fare a meno.

7 ottobre 2009