L’assemblea generale dei soci del Consorzio di Tutela del Parmigiano-Reggiano, tenutasi ieri presso l’Ente Fiera di Reggio Emilia, rischia di passare alla storia del consorzio per la grande partecipazione di addetti – oltre trecento, con centosessantotto caseifici rappresentati – ma soprattutto per la proposta più strampalata che sia mai stata fatta per promuovere e rilanciare il cosiddetto “re dei formaggi” .
Il Parmigiano-Reggiano – udite udite – dovrebbe puntare al riconoscimento Unesco di “Patrimonio dell’Umanità”. Ad affermarlo è stato il presidente di Confcooperative Lombardia Maurizio Ottolini che ha sottolineato come negli ultimi anni l’organizzazione culturale dell’Onu «abbia esteso il conferimento del prestigioso titolo ai beni immateriali» oltre che ai siti di interesse paesaggistico, storico e architettonico.
Ottolini, che ha portato ad esempio il recente caso del conferimento al Tango Argentino, si è retoricamente domandato «perché non ritenere meritevoli di riconoscimento alcuni straordinari e particolari prodotti alimentari, frutto di storiche tradizioni, di radicata e tramandata cultura contadina, di secolari sacrifici dei produttori, magari oggi a rischio di scomparire per ragioni economiche o sociali?»
Nel suo originalissimo ragionare, il leader della confederazione delle cooperative ha trascurato il fatto che una condizione per ottenere il prestigioso titolo è proprio quella di mantenere vive nel tempo la propria comprovata tradizione, origine e storia, il che stride con la situazione attuale di quel formaggio e con le trasformazioni che lo stesso ha dovuto subìre, soprattutto in questi ultimi e critici anni.
Voli pindarici a parte, l’assemblea ha trattato le varie problematiche legate alla crisi economica in atto e le strategie per tentare di ridurre i danni, attraverso «la coesione e la coerenza dei comportamenti», ha affermato il presidente del consorzio Giuseppe Alai, «individuando in essa i punti di forza per superare crisi difficili come quella che da anni investe il comparto».
A conclusione dell’assemblea, il presidente del consorzio di tutela ha ribdito ai presenti la necessità di fare sistema e compattarsi, e di crederci ancora, precisando al tempo stesso che «l’aumento delle quotazioni nelle ultime settimane (circa 40 centesimi/kg, con livelli attorno ai 7,60 euro)» non deve «far pensare che la crisi sia in via di superamento», visto che altro non è che il «frutto di molteplici azioni dirette (i ritiri effettuati dall’Agea e dallo stesso consorzio, per circa 150.000 forme), di andamenti che continuano a consolidarsi sull’export (+4,8%), sul calo delle giacenze e sui consumi interni (+ 0,6%)».
«Andamenti non casuali», ha concluso il numero uno del consorzio, «che vanno consolidati con altre azioni condivise e poi applicate con rigore».
28 ottobre 2009