Stavolta Lorenzo Dellai si dev’essere davvero indispettito. A urtare le precarie suscettibilità del presidente della Provincia Autonoma di Trento sono state le reiterate e recenti richieste economiche di diverse aziende enologiche prima e di alcuni soci del caseificio di Fiavè poi . È così che il numero uno dell’amministrazione pubblica trentina è sbottato con un perentorio «la Provincia non è mica un bancomat!».
Il concetto espresso da Dellai è limpido: il tempo dei finanziamenti a pioggia è finito, soprattutto per chi non abbia la capacità di presentare uno straccio di progetto.
In un momento di forti preoccupazioni per le produzioni tipiche locali, soffrenti per aver adottato da tempo il modello perdente padano della zootecnia intensiva, la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata quella dei soci dissidenti del caseificio di Fiavè, che la settimana scorsa hanno chiesto che sia la Provincia a colmare la differenza di remunerazione rispetto a Latte Trento. Tempo addietro lo stesso presidente aveva manifestato la propria indignazione dopo che molti vignaioli trentini avevano espresso la loro insoddisfazione per i finanziamenti pubblici.
Pochi giorni dopo, i. Secondo i loro calcoli, si tratterebbe di 4 milioni di euro. L’assessore all’agricoltura Tiziano Mellarini aveva già risposto picche in entrambe le occasioni. Ieri Dellai ha rincarato la dose: «La Provincia ha gli strumenti finanziari per sostenere il settore del vino come è già successo per quello del latte, ma possiamo intervenire solo a fronte di progetti di razionalizzazione, riorganizzazione e qualificazione delle aziende. I finanziamenti servono per gli investimenti».
Le intenzioni del presidente della Provincia sono evidenti: d’ora in avanti «i finanziamenti saranno rivolti a chi se li meriterà. Stop alle elargizioni “a pioggia”, sì a chi si dà da fare e investe.
Riferendosi poi ai soci dissidenti del caseificio, Mellarini poi aggiunge: «Io a loro l’ho spiegato: abbiamo reperito le risorse, e le dedicheremo solo a chi sarà in grado di sostenere gli investimenti. Il caseificio ha bisogno di macchinari nuovi e noi siamo pronti a intervenire, ma non possiamo dare contributi a fondo perduto solo per abbattere la differenza di remunerazione che c’è con Latte Trento. Sarebbe illegale. I soldi devono servire per crescere, investire e sviluppare il settore, non per restare così».
26 gennaio 2010