Parmigiano: a caccia di nuovi equilibri e di un futuro no-ogm

Ancora una volta dottori illustri si raccolgono attorno al capezzale del grande malato. A parlare di Parmigiano-Reggiano in crisi si sono dati appuntamento lo scorso fine settimana i responsabili parmensi della Camera di Commercio, capeggiati dal presidente Andrea Zanlari, docenti universitari del calibro di Corrado Giacomini (economia agroalimentare all’Università di Parma), distributori locali e regionali e, com’è ovvio, il presidente del Consorzio di tutela del cosiddetto “re dei formaggi” Giuseppe Alai.

Ad emergere dall’incontro sono state le necessità di creare più coesione tra le varie componenti della filiera, di rivedere il ruolo del consorzio per quanto attiene le strategie di marketing (un consorzio che sinora ha accentrato troppo su di sé questa attività), e di puntare ad una più equa distribuzione degli utili tra Gdo, distributori, stagionatori e produttori.

Significative le parole  di Andrea Zanlari, secondo cui «il Parmigiano-Reggiano è un prodotto che ha sì secoli di storia, ma è una storia che dovrà essere riscritta» perché sono radicalmente mutati i termini del confronto economico. «Le sfide per il futuro», ha precisato il presidente della Cciaa di Parma, «sono impegnative, e una di queste è rappresentata dai meccanismi di contrattazione che, ora come ora, non sempre rispecchiano i valori effettivi del prodotto».

Più severo sull’operato del consorzio è apparso il professor Corrado Giacomini, che ha puntato il dito sui limiti della gestione del marketing sin qui attuata dal Consorzio di tutela. Un marketing che dovrebbe vedere, a detta dell’esperto di economia, «una ripartizione dei compiti», con il consorzio a occuparsi di prodotto e promozione, lasciando «alle imprese la gestione di prezzo e collocazione».

Giovanni Alai, presidente del Consorzio di Tutela del Parmigiano-Reggiano, ha infine insistito sul tema di «una crisi pesantissima durata cinque anni e da cui stiamo uscendo» per «stabilire condizioni nuove, necessarie per evitare di ricadere in una posizione simile». «Il Consorzio», ha proseguito Alai, «nonostante le polemiche, resta il punto di riferimento per tutti i produttori di Parmigiano-Reggiano e c’è un’esigenza impellente di agire sul prodotto. Il marketing deve contribuire a coordinare tutte le funzioni, dalla logistica, al packaging, al posizionamento di prezzo del prodotto. Ricordiamo il nostro compito: la tutela, la promozione, la valorizzazione e l’informazione al consumatore».

Proprio sul fronte di marketing e comunicazione, il Consorzio si sta impegnando fortemente in questo periodo a veicolare l’idea di un prodotto a caccia di un’uscita dalla schiavitù degli Ogm, indotta dall’uso di soia transgenica, su cui nel 2006 Greenpeace lanciò una campagna di informazione che turbò molto le alte sfere del Parmigiano-Reggiano.

Peccato che l’abbandono degli Ogm non sarà chiaro e netto come il mercato lo desidererebbe, bensì parziale, in quanto solo una parte (al massimo il 67%) della soia attualmente introdotta nella dieta delle bovine verrà sostituita da favino e pisello proteico.

10 marzo 2010