Scotta il latte di Roma nelle mani del sindaco Alemanno

Quel pasticciaccio brutto della Centrale del Latte di Roma torna a galla e travolge il sindaco della capitale Gianni Alemanno, che col suo passato di ministro dell’agricoltura vive ora  il paradosso di dover gestire una vicenda che oltre ad essere assai scomoda fu generata – pensate: nel 1998! – quando il Campidoglio in mano all’avversario di sempre Francesco Rutelli.

La vicenda, assai torbida, vide la Cirio acquistare la Centrale del Latte, per poi rivenderla (al quadruplo del prezzo) alla Parmalat nonostante un vincolo contrattuale che vietava questo genere di speculazioni. Ora però, che il Consiglio di Stato ha accolto le istanze presentate sin dal 2000 dalla Ariete Latte Sano (l’atra contendente che partecipò, perdendo, alla gara d’acquisizione della Centrale del Latte), il Campidoglio si ritrova di fronte ad un’unica via d’uscita: quella di acquisire l’azienda (si parla di centocinquanta milioni di euro, a cui si aggiungerebbe un risarcimento di trenta milioni per la Latte Sano) per poi cercare di rivenderla agli allevatori che a quella conferiscono quotidianamente il proprio latte. Un’azione che, se riuscisse, consentirebbe ad Alemanno dei forti riscontri in termini di consenso sul territorio ma che – il Campidoglio non lo nasconde – avrebbe un coefficiente di rischio troppo alto per poter essere sostenuto dalle casse comunali.

La situazione, quindi, è assai ingarbugliata e pesante tanto per il sindaco quanto per la giunta, anche se i tempi che la vicenda potrebbe avere si prevedono tanto lunghi da rischiare di investire… il prossimo governo della capitale.

23 marzo 2010