Macché Dop e Igp: gli italiani cercano “solo” cibo pulito

Allevamento intensivo di galline: qui gli antibiotici sono somministrati a titolo preventivo, creando gravissimi problemi alla salute dei consumatoriGli italiani preferiscono il bio e il “made in Italy” (che banalità!) ma non hanno ancora interiorizzato il significato dei marchi Dop e Igp, né tantomeno sanno cosa sia il “mitico” Stg, che solo alcuni raccontano di aver visto in vita loro. È quanto emerge dalle recenti indagini di mercato del Censis e dell’Ismea, la prima che ci assicura che il biologico nel nostro Paese è balzato al 28,6% e che il 37% degli intervistati vorrebbero mangiare sano, con un 4% di questi che confessano però di non riuscirvi nel concreto.

Sempre dal Censis un dato altresì eclatante riguarda le categorie più sensibili alla qualità del cibo, con in testa anziani e laureati (62% di essi) che prima di acquistare s’informano, senza però dire da chi attingono le notizie per guidare le proprie scelte (se dalla tv – in genere incompetente – o dai consorzi – propagatori di conservanti e mangimi – stiamo freschi, ndr).

Ancora più interessanti, per noi che di latte e dei suoi derivati ci occupiamo, sono le informazioni che giungono da Ismea. L’istituto ha commissionato alla Nielsen un’indagine che ci porta a scoprire, finalmente, che nel Nord Italia consumiamo appena la metà del latte fresco rispetto agli inglesi, ai tedeschi, ai francesi e agli austriaci, ma che non ci facciamo mancare né gli yogurt né i tanto reclamizzati probiotici (spesse volte additati dal Garante per la Pubblicità come prodotti al confine tra verità e fantasia. ndr), che coprono il 40% del mercato di settore. Sempre sul fronte lattiero-caseario, pare proprio che una gran parte degli intervistati nutra – vivaddio! – seri subbi sulla salubrità dei formaggi molli e di quelli da spalmare.

Al latte (consumo medio annuo pro-capite pari a 61 litri) gli italiani preferiscono sempre più i formaggi (23 chili ciascuno di media) specie se Dop, mentre il burro rischia pian piano di scomparire dalla nostra dieta (3 chili circa a testa nel 2009). Significativo infine che all’accresciuto numero di prodotti “Di Origine Protetta” italiani (213 contro i 176 della Francia e i 140 della Spagna) sia corrisposto un tangibile calo dei loro consumi interni (-1,3%).

27 ottobre 2010