Sarebbero oltre centomila i capi da reddito morti, in prevalenza tacchini e polli, ma anche vacche, maiali e conigli, la gran parte affogati nelle giornate della recente alluvione che ha martoriato il triangolo di Veneto compreso tra Padova, Vicenza e Verona. La zona è a vocazione allevatoriale, e oltre alla perdita di bestiame, ai capannoni e alle stalle umidi e meno ospitali, si calcolano ora anche i danni “minori”, primo tra tutti il forte calo di produttività nelle vacche da latte, che – stime alla mano – starebbero rendendo il 30% in meno a seguito dello stress patito.
Una riduzione delle rese che davvero non ci voleva, per un settore che già paga alto lo scotto dell’aumento delle materie prime (innanzitutto l’alimentazione degli animali) e il ribasso del prezzo del latte che, qui come nel resto d’Italia sta di certo registrando i suoi minimi storici.
Ora che l’acqua è rifluita e le stalle sono state pulite dal fango e dai detriti portati dal letto dei fiumi, si cerca di ristabilire una calma almeno apparente, visto che i problemi ci sono e son pesanti, a partire dall’alimentazione, per i molti che si riforniscono in zona o che addirittura coltivano in proprio se non tutto, una buona parte di essa.
Di interventi economici se ne è iniziato già a parlare, innanzitutto a proposito di un possibile rifinanziamento della legge 16/2009, che eroga un credito d’esercizio agevolato alle imprese che oggi devono recarsi in banca per disporre delle somme necessarie per l’avvio della propria attività.
La Coldiretti regionale ha inoltre richiesto ufficialmente al governatore Luca Zaia che vengano sfruttati tutti gli strumenti legislativi disponibili per sostenere gli allevatori in difficoltà. La richiesta è quella di prevedere nella manovra di bilancio anche questa straordinarietà, con il giusto indennizzo agli allevatori, in base all’entità delle perdite subite.
18 novembre 2010