Di male in peggio: -800 stalle e la produzione di latte tiene

Sono 40.199 gli allevamenti attivi in Italia oggigiorno, vale a dire ottocento in meno rispetto alla passata campagna produttiva 2008/09. Lo ha reso noto ieri l’Aia (Associazione Italiana Allevatori) precisando che i livelli produttivi rimangono pressoché immutati rispetto al passato : 10.876.000 tonnellate, tante quante quelle prodotte sul finire degli anni ’80.

La prima e più lampante considerazione di fronte a questa evidenza è che a chiudere sono le stalle più piccole, in gran parte più autentiche e diffuse anche in territori disagiati e marginali. La seconda è che con la loro scomparsa vengono a perdersi saperi e sapori che nessuna stalla intensiva potrà mai avere in sé. La terza e più grave è che questa tendenza alla chiusura di piccole stalle e alla tenuta delle stalle industriali è la diretta conseguenza di una politica agricola europea e nazionale che da anni sta premiando i grandi e mortificando i piccoli, trascurando irresponsabilmente due aspetti fondamentali legati alla nostra agricoltura: il mantenimento del territorio e la difesa delle identità e delle culture locali.

A detta dell’Aia (Associazione Italiana Allevatori), invece, questi dati «elaborati dall’Osservatorio latte e carne di Cremona dimostrano quanto sia difficile oggi il mestiere dell’allevatore». Lo ha affermato ieri il presidente dell’associazione Nino Andena commentando che essi «testimoniano anche il livello di competitività che il settore zootecnico nazionale ha raggiunto, riuscendo a mantenere i volumi produttivi del passato, nonostante il numero delle stalle italiane sia in costante contrazione».

Andena si è inoltre detto soddisfatto che «le attività di selezione, miglioramento genetico e assistenza tecnica assicurate dagli esperti dell’associazione» abbiano avuto «effetti positivi sulla produttività delle bovine italiane… mantenendo elevati gli standard qualitativi del latte».

Ancora una volta chi parla di qualità è legato sempre e solo ad una visione personalissima del sistema latte, fatta di alti quantitativi e che basa sui soli grassi e proteine il giudizio qualitativo della materia prima, trascurando del tutto contenuti nutraceutici quali Omega3, Cla (Acido Linoleico Coniugato), betacarotene, etc. che andrebbero invece ricercati come fattori di reale qualità e che sono presenti in misura enormemente maggiore nel latte di animali al pascolo e alimentati a foraggi polifiti rispetto a latte prodotto nelle stalle, da bovine costrette a nutrirsi con unifeed, insilati e mangimi.

16 dicembre 2010