«Credo che caratterizzare il nostro prodotto, commercializzarlo direttamente e promuoverlo ci consenta di superare quel grave handicap costituito da una catena di commercializzazione che fa crescere i costi per i consumatori e che molto spesso riduce al minimo il guadagno dei produttori». È con queste parole che il presidente della Regione Sicilia Raffaele Lombardo è intervenuto l’altroieri mattina a Palermo alla presentazione dei due nuovi formaggi di pecora siciliani, che sono – sia ben chiaro – prodotti di nessuna tradizione bensì molto “marketing oriented”: il “Morbido di Sicilia”, fresco e spalmabile, e il “Dieci e Lode”, altrimenti detto “fette di latte 100% siciliano”.
I due prodotti, entrambi industriali ma da latte siciliano di pecora, vanno a collocarsi nei segmenti di mercato del Philadelphia e delle sottilette, quindi nulla a che vedere con tipicità, ruralità e ricerca di un mercato di nicchia, ma piuttosto con una vera e propria spallata data alla Gdo e alla globalizzazione per riconquistare, in una piccola parte dell’ambito agricolo isolano, un po’ del consenso perduto dal leader dell’Mpa nei primi anni del suo governo regionale.
Concetti, chiari e forti, quelli scanditi da Lombardo per riacciuffare anche il consenso dei consumatori, visto che per il governatore siculo «nella loro commercializzazione bisogna saltare», ha affermato il numero uno della giunta regionale, «molti di questi passaggi parassitari e di sfruttamento, puntando direttamente sulla valorizzazione del prodotto».
La manifestazione, alla quale ha preso parte, tra gli altri, anche l’assessore regionale delle Risorse Agricole e Alimentari Elio d’Antrassi, ha offerto anche l’occasione per lanciare il Piacentinu Ennese, che meno di un mese fa ha ottenuto la Dop, ricevendo anche il plauso del commissario responsabile Ue per l’agricoltura Dacian Ciolos. Parlando di questo formaggio, Lombardo ha affermato che la politica agricola regionale ora punta alla valorizzazione delle tipicità siciliane: «Siamo partiti dal latte fresco e successivamente toccherà al pane e al vino per porre fine a trenta anni di politiche agricole fallimentari».
«Chissà quanti soldi si sono sprecati in passato», ha concluso Lombardo, «col risultato che è sotto gli occhi di tutti: il grano, le arance e il latte hanno costi inferiori al costo di produzione. La Gdo sta facendo finalmente, con l’appoggio dignitoso della Regione, un lavoro di esportazione del nostro prodotto anche fuori dalla Sicilia. È questo che chiediamo alla grossa distribuzione”.
Il progetto dei due formaggi da 100% di latte ovino siciliano punta a mettere sul mercato un prodotto con prezzi tanto competitivi da poter in una seconda fase tentare di competere nella Gdo anche oltre i confini della regione, riuscendo comunque a pagare il latte 35 centesimi in più rispetto ai 65 centesimi al litro attualmente conferiti ai produttori anche in Sicilia. 35 centesimi che faranno la differenza, per gli allevatori conferenti e se tutto andrà per il meglio, tra la sopravvivenza e il poter vivere del proprio lavoro.
11 marzo 2011