A settimane di distanza dalla deflagrazione dell’emergenza sanitaria Lactalis, per vari casi di salmonellosi legati al latte in polvere per l’infanzia prodotto nello stabilimento di Craon, anche la stampa italiana ha dato risalto, nelle ultime ore, alla tempesta mediatica che sta investendo il colosso del latte francese. Da queste pagine proponiamo un approfondimento che va oltre ciò che è stato spesso sbrigativamente riferito sinora.
In poche settimane oltre 12 milioni di confezioni di latte in polvere dell’industria transalpina sono state ritirate dal mercato in un totale di ottantatre Paesi (a quanto pare non in Italia, dove sembra che il prodotto non sia commercializzato), a seguito della contaminazione da salmonella rintracciata nel latte trasformato in una delle fabbriche che l’azienda possiede nel nord-ovest della Francia. Le cronache transalpine degli ultimi giorni riferiscono però di ritiri ripetuti e non sempre tempestivi e di una serie di disfunzioni che aggiungono alla preoccupazione per la salute pubblica l’indignazione di un intero Paese, avendo toccato la vicenda il mondo dell’infanzia.
Il latte in polvere contaminato, appartenente a vari lotti commercializzati con diversi marchi e in vari formati, ha causato sinora trentasei casi di salmonellosi, di cui uno solo fuori dai confini francesi, in Grecia. L’aspetto più critico della vicenda vedrebbe l’azienda direttamente coinvolta, con gravi responsabilità, se venisse confermata la voce secondo cui la presenza di salmonella negli impianti di Craon fu rilevata in autocontrollo già nel dicembre scorso (alcuni insinuano in agosto).
Da parte dell’azienda si susseguono, giorno dopo giorno, dichiarazioni che alla luce della gravità delle evidenze appaiono sempre meno convincenti, lasciando intravedere un colosso con i piedi di argilla. Per quanto possa valere, la notizia più tranquillizzante delle ultime ore è quella relativa alla chiusura a tempo indeterminato della fabbrica incriminata, dopo che per tre volte erano state sospese le attività di produzione, senza che la contaminazione fosse debellata.
Pressata dalle associazioni per la difesa dei consumatori, la società francese si è dichiarata aperta ad andare incontro alle famiglie dei bambini che si sono ammalati attivando delle procedure di risarcimento veloci ed adeguate alla vicenda.
Verosimilmente, l’azienda – che esporta in Europa, Asia e Africa – subirà delle serie ripercussioni sul mercato cinese, che a distanza di dieci anni non è ancora riuscito ad uscire dalla psicosi generata nel 2008 da un gravissimo caso di contaminazione da melamina di latte per l’infanzia. La vicenda, che portò alla morte di sei bambini, ha avuto in questi due lustri il potere di indurre i commercianti di quel Paese ad approvvigionarsi all’estero – spesso proprio in Francia – investendo anche in partecipazioni societarie con aziende che potessero garantire maggiore sicurezza di quanto fosse lecito aspettarsi da quelle locali. L’inevitabile crollo della credibilità e delle vendite dell’azienda aprono su quello strategico scenario mondiale la prospettiva di autentiche praterie per Nestlé e Danone, primi competitor di Lactalis su quel mercato.
Tornando allo scenario interno, ma cambiando prospettiva, la tensione in Francia è palpabile anche nei confronti del Governo, nonostante le dichiarazioni del ministro delle finanze Bruno Le Maire, che per la prossima settimana ha promesso duemilacinquecento controlli aggiuntivi sul mercato, rispetto a quelli ordinari, assicurando un nuovo prossimo intervento sulla proprietà di Lactalis (dopo quelli già avvenuti sino a pochi giorni fa), al fine di monitorare una situazione tanto complessa e preoccupante quanto sono vasti e articolati i canali della distribuzione del prodotto.
A proposito di Governo, dopo che nelle prime settimane le attenzioni si erano concentrate sulla fabbrica e la società e sulle ragioni di una contaminazione ancora tutta da investigare, la polemica è deflagrata anche nei confronti dell’amministrazione Macron, accusata da più parti (leggi qui e qui) di essere stata responsabilmente carente nei controlli e negli interventi del caso.
Alle tetre prospettive che si aprono per l’universo Lactalis (che in Italia possiede i marchi e gli stabilimenti Cademartori, Galbani, Invernizzi e Locatelli) sono stati dedicati vari servizi giornalistici tra cui segnaliamo quello di France Tv Info. Sempre per quanto concerne il mercato italiano, va registrata la presa di posizione del Codacons, che in una nota stampa diffusa ieri si dichiara pronto ad una class action, nel caso in cui emergessero dei casi italiani.
Infine, per chi avesse acquistato latti per l’infanzia fuori dall’Italia, segnaliamo la lista dei prodotti interessati al ritiro, pubblicata dal sito web L’Internaute.
15 gennaio 2018