
In Svizzera i produttori di latte aderenti alla Fpsl (Federazione dei Produttori Svizzeri di Latte) sono tutti d’accordo: il loro prodotto può ben differenziarsi dalla concorrenza straniera, ma per affermarlo in maniera efficace c’è ancora qualche passo da fare. Nella loro ultima assemblea, svoltasi a Berna giovedì scorso, i delegati hanno votato all’unanimità per una decisione rilevante per molte delle scelte future: quella di fare uno scatto in avanti a livello qualitativo ed allinearsi tutti ad un preciso standard di sostenibilità. A condizione, è ovvio, che il prezzo ripaghi i maggiori costi e gli sforzi che si dovranno affrontare.
La discussione delle tematiche all’ordine del giorno ha portato i delegati Fpsl a valutare i valori sinora espressi dal loro sistema-latte e a “misurare” i passi da compiere per stabilire uno standard più alto e ben caratterizzato. “Tra i valori”, è stato detto in assemblea, “il più grande e prezioso consiste nella disponibilità di foraggi indigeni di alta qualità, ed è accompagnato da una diffusa capacità di gestirli al meglio, adeguatamente alle condizioni locali”: due fattori che permettono ai latti elvetici di distinguersi rispetto a quelli dei concorrenti esteri.
“Su questi punti”, è stato affermato in una nota stampa della Fpsl, “vi è unanimità: è quindi giunto il momento di creare una norma comune per una produzione di latte sostenibile, e di farla poi conoscere ai consumatori”.
Per l’occasione, i delegati della Fpsl hanno richiesto al Consiglio Federale e all’Unione Svizzera dei Contadini che il supplemento per il latte commercializzato venga fissato in cinque centesimi al chilogrammo anziché in quattro. A detta dell’assemblea dei delegati questo supplemento costituisce un “elemento centrale” per compensare l’abbandono della legge federale sull’importazione e l’esportazione dei prodotti agricoli trasformati, che consente alla Confederazione di sostenere l’export di prodotti come i biscotti e il cioccolato.
23 aprile 2018