Il caso del latte Lactalis per l’infanzia contaminato da salmonella registra in questi giorni una nuova svolta, a nove mesi dalla sua deflagrazione mediatica, che toccò decine di Paesi, non solo in Europa, risparmiando l’Italia. La notizia riguarda l’incarico che verrà affidato ad giudice inquirente per continuare le indagini sulle origini di questa contaminazione e le responsabilità da essa derivate, sia sul sito di produzione che nella commercializzazione e nel ritiro del prodotto.
Dopo più di 270 giorni di un’indagine preliminare operata in Francia e all’estero, su vastissima scala, la divisione della Sanità Pubblica della Procura di Parigi ha aperto un’inchiesta preliminare – ufficialmente contro ignoti – per “l’inganno sulle qualità essenziali della merce”, per “lesioni colpose che hanno portato una incapacità lavorativa inferiore o uguale a tre mesi” e infine per “l’incapacità da parte di un operatore del settore alimentare di ritirare o richiamare un prodotto nocivo per la salute”.
La decisione è stata presa al termine della valutazione di un’ingente dossier, in cui sono confluiti migliaia di documenti sequestrati in questi mesi in quattro siti produttivi dell’azienda. In base alle risultanze emerse è stato stabilito che le indagini dovranno “continuare in un altro quadro giuridico”, più appropriato. In totale, 53 bambini sono stati colpiti da salmonellosi nella sola Francia, dopo aver consumato latte per l’infanzia dellemarche Milumel e Picot, entrambi prodotti nello stabilimento Lactalis di Craon, nel dipartimento della Mayenne.
Alla fine del 2017 la Lactalis aveva già chiuso l’impianto incriminato in seguito alla scoperta di un ceppo di salmonellosi, per effettuare un audit che venne definito “drastico e completo”, in quello che era un caso di recidiva, visto che già nel 2005 lo stesso batterio aveva contaminato l’impianto.
Ma non solo: nel corso del tempo quella che era stata considerata un’emergenza aveva assunto le dimensioni dello scandalo sanitario, per il pressapochismo emerso nella gestione del processo di ritiro dei prodotti, che oltre ad essere complesso (prodotti con vari marchi e molti distributori in decine di Paesi in vari continenti) era apparso caotico e responsabilmente mal gestito, sia all’interno del gruppo stesso che presso le aziende locali di commercializzazione. In tutto questo un fattore di ulteriore criticità e complicazione delle indagini è stato legato ad una vera e propria “cultura della segretezza” propria da sempre della “filosofia” Lactalis, per cui il quadro investigativo si è fatto nel tempo assai complicato, dovendosi basare fortemente sulle testimonianze, raccolte a centinaia, in diverse nazioni.
Nel frattempo, una buona parte delle oltre 300 famiglie che hanno denunciato la Lactalis per problemi di salute occorsi ai propri bambini, si sono riuniti in associazione – l’Afvlcs, Association des Familles Victimes du Lait Contaminé aux Salmonelles – che ha dato vita ad un proprio sito web, raggiungibile da qui, rendendo più efficace la propria comunicazione attraverso i propri “comunicati stampa”, tenendo altresì aggiurnata una sezione dedicata alla “rassegna stampa”.
Altre denunce sono state depositate da associazioni, tra cui spiccano la Ufc Consumer Choice Associations e Foodwatch, che sulla vicenda si è recentemente espressa parlando di “quattro fronti di responsabilità, di produttore, distributori, laboratori e autorità pubbliche”. Proprio sul sito web di Foodwatch, mercoledì scorso, è stato pubblicato un interessante servizio video sul caso Lactalis.
Chi volesse saperne di più su salmonella e salmonellosi, potrà leggere qui un interessante contributo dell’Istituto Superiore di Sanità.
15 ottobre 2018