Antibiotico-resistenza: giro di vite dell’Unione Europea contro le pratiche intensive

Una efficace infografica dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sull’antibiotico-resistenza – World Health Organization©

Uno dei fenomeni sanitari e sociali più rilevanti dei nostri tempi è quello ormai noto con il nome di “antibiotico-resistenza”. Una problematica assai seria, legata alla proliferazione di ceppi di batteri che risultano essere resistenti, per l’appunto, a terapie basate sull’uso dei antibiotici che sinora avevano garantito una comprovata efficacia. Ma che oggi possono talvolta risultare, per l’appunto, inefficaci.

L’antibiotico-resistenza è così – da alcuni anni a questa parte, e in maniera più tangibile in questi ultimi mesi – uno dei grandi temi per cui la sanità mondiale abbia lanciato chiari messaggi alla comunità scientifica, tant’è che nei consessi professionali, ormai da tempo si insiste nel ricordare le linee-guida per minimizzare il costo sociale che il fenomeno ci induce a pagare, in termini di bombardamento farmacologico per molti pazienti, di incremento della spesa pubblica, di vite umane compromesse o addirittura sacrificate nell’impossibilità di attuare, nei casi più estremi, terapie che risultino efficaci.

La prima raccomandazione che ci giunge dal mondo scientifico è quella di evitare l’abuso degli antibiotici, tanto nella medicina umana quanto nelle terapie veterinarie. La questione è ormai ben nota agli addetti ai lavori, visto che da alcuni anni il tema è al centro della trattazione di un’infinità di consessi scientifici, in particolar modo a causa degli allevamenti intensivi, che utilizzano antibiotici senza freni, a titolo preventivo, per limitare il rischio di malattie degli animali da reddito. Il loro orientamento, oramai comprovato da tempo, è quello di immettere a qualsiasi costo merce sul mercato. Una merce che nelle sembianze di prodotti alimentari nasconde vere e proprie bombe di antibiotico riservate a chi si alimenti di quel cibo. L’organismo di ognuno di noi, se assuefatto a dosi massicce di antibiotici, si trova nella condizione di non rispondere più (antibiotico-resistenza) nel caso di insorgenza di malattie batteriche, proprio all’uso di quel farmaco.

Su questo fronte, finalmente, un passo avanti decisivo è stato fatto nei giorni scorsi dal legislatore europeo, dal momento che l’uso preventivo di antibiotici negli allevamenti è diventato esplicitamente vietato in tutta l’Unione Europea, fatte salve alcune determinate eccezioni.

Al contempo queste restrizioni dovranno valere per i prodotti alimentari importati, che non dovranno derivare da aziende che pratichino l’uso di antibiotico “a prescindere” dall’insorgenza di malattie conclamate all’interno dell’allevamento. Detti risultati sono il frutto dell’approvazione di diversi regolamenti da parte dell’assemblea plenaria dell’Europarlamento, che per diventare legge devono ora avere solo l’ok formale del Consiglio Europeo.

Inoltre, per contribuire ad affrontare la resistenza agli antibiotici, la legislazione comunitaria offre alla Commissione Europea la facoltà di selezionare i farmaci da riservare in maniera esclusiva al trattamento degli esseri umani. A tale proposito, i deputati europei hanno convenuto che un secondo regolamento che ha ricevuto l’approvazione della plenaria introduce il divieto dell’uso preventivo di antibiotici nei mangimi medicati.

Il trattamento dell’intero gruppo di animali nei casi in cui uno solo di essi è infetto, sarà consentito solo quando il rischio di diffusione dell’infezione sarà elevato, e in assenza di soluzioni alternative. D’ora in avanti, inoltre, ogni decisione in merito all’uso sistemico di antibiotici dovrà essere presa solo dopo la visita e la diagnosi di un veterinario della sanità pubblica.

Ricapitolando, le nuove regole adottate dall’Europarlamento stabiliscono quattro punti fondamentali su cui d’ora in avanti non si potrà prescindere, per la tutela del consumatore:
1.limitare l’uso di antibiotici nelle aziende agricole;
2.riservare esclusivamente agli esseri umani determinati antimicrobici;
3.incentivare l’innovazione e la ricerca di nuovi antimicrobici;
4.importare esclusivamente alimenti conformi alle norme Ue.

5 novembre 2018