Il Regno Unito scopre le bufale di Scheckter. E scarica le italiane

Jody Scheckter posa con una delle sue bufale – foto Laverstoke Park Farm©

Quale potrà essere il peso della Brexit sul bilancio dell’agroalimentare italiano? Gli analisti si interrogano su questa scottante tematica da qualche tempo, palesando congetture mai troppo felici, dubbi legittimi, preoccupazioni incalzanti. Le associazioni europee del settore agricolo hanno recentemente richiesto alla Commissione Europea misure straordinarie per affrontare le incognite di un evento senza precedenti: dallo stanziamento di fondi straordinari, destinati a controbilanciare eventuali crisi di mercato, ad un’assistenza legale dedicata ai produttori di Dop e Igp, alle misure eccezionali su dogane, etichettatura, sicurezza alimentare e trasporti.

E così, mentre la fibrillazione cresce, ogni singolo comparto che sull’export nel Regno Unito ha sinora operato commerci rilevanti cerca di trovare le sue azioni, le sue strategie, gli eventuali punti di forza, e contromosse che non si prospettano facili.

Il rispetto del suolo, la biodiversità, la produzione biodinamica certificata Demeter, sono al centro del progetto agricolo di Jody Scheckter – immagine dal sito web della Laverstoke Park Farm©

Tra questi, quello della Mozzarella di Bufala Campana ha risposto nei giorni scorsi alle sollecitazioni giunte dallo Hampshire, nella fattispecie dall’ex campione del mondo di Formula Uno Jody Scheckter (vinse nel 1979 su Ferrari), che nella contea centromeridionale dell’Inghilterra ha investito nel Laverstoke Park Farm, mettendo in piedi un allevamento di oltre mille ettari con 1.500 bufale e un caseificio ultramoderno (con tanto di laboratorio di microbiologia, ndr), destinato alla produzione di mozzarelle con animali al pascolo, in regime di produzione biodinamica.

«La differenza con la mozzarella italiana», ha esordito Scheckter in una intervista, giorni fa, «è che la nostra è migliore». E così, la scommessa che l’ex pilota australiano ha giocato sul mercato britannico attraverso un investimento rilevante potrebbe essere vinta il 29 marzo prossimo, se il governo di Theresa May non dovesse trovare un accordo con l’Unione Europea.

A chi gli chieda lumi su cotanto convincimento, Scheckter ha risposto vantando la superiorità del latte inglese, legata al pascolo d’estate e al buon fieno locale in inverno. «Un latte che», avverte l’australiano, «è ricco di proteine e di calcio, cremoso e una volta trasformato in mozzarella ha già conquistato i clienti inglesi» sbarcando in catene della Gdo come Waitrose, ma non solo.

La risposta del consorzio bufalino – La risposta all’ex campione di Formula Uno non si è fatta attendere, ed è arrivata lo scorso 13 febbraio, mercoledì, dalle pagine del Corriere del Mezzogiorno: «Dato che il campione Jody Scheckter è abituato alle gare», ha dichiarato il direttore del Consorzio della Mozzarella di Bufala, Pier Maria Saccani, «lo invitiamo a un Gran Premio del gusto per far stabilire ai consumatori quale sia la mozzarella di bufala migliore».

«Noi abbiamo storia e valori che ci fanno apprezzare in tutto il mondo», ha insistito Saccani, e «non temiamo concorrenti. Anche se ci dovessimo trovare a fine marzo di fronte a una Brexit senza accordo, l’Inghilterra diventerebbe un Paese extra Ue dove continueremo ad esportare, come facciamo nel resto del mondo».

«Oggi», conclude il direttore del consorzio bufalino, «il Regno Unito è il quarto Paese per il nostro export, vale quasi 2 milioni di chili di prodotto e un giro d’affari di oltre 14 milioni di euro solo per la mozzarella di bufala campana Dop. Un mercato importante e noi siamo già pronti con un piano B per il dopo Brexit: se non dovessero essere tutelate le denominazioni, abbiamo già il marchio registrato a Londra e confidiamo nel fatto che il consumatore inglese ci ha sempre premiato».

La risposta delle risposte, appare evidente, non si farà attendere, e arriverà dal mercato. I segnali che arrivano non sono rassicuranti per il prodotto italiano; in trattative con Scheckter infatti, in previsione dell’entrata in vigore della Brexit, ci sono già nuovi clienti, e di grosse dimensioni. Firme della grande distribuzione, come Wetherspoon, ad esempio: un’azienda che da qualche settimana ha preso ad introdurre nei propri punti vendita prodotti “made in GB” similari a prodotti esteri, con l’intento di evitare un cambio troppo brusco.

Chi ha deciso invece di virare repentinamente verso i prodotti di casa propria – e questo non è un segnale ma un vero e proprio schiaffo per la Bufala Campana – abbandonando le italiche mozzarelle è Azzurri, un marchio di ristorazione britannico che acquista 650 tonnellate di mozzarella all’anno. Nel frattempo, le catene della ristorazione Zizzi e Ask, da qualche settimana, acquistano la pasta filata bufalina da Glanbia Cheese, uno dei maggiori produttori del Regno Unito, che già esporta in oltre trenta Paesi.

Se è vero che il buongiorno si vede dal mattino, i motivi di preoccupazione, per quanto li si voglia nascondere, non mancano davvero.

18 febbraio 2019

Vedi qui il video di presentazione della Laverstoke Park Farm di Jody Scheckter: un’azienda in cui alla parola ”qualità” seguono i fatti