A nulla sono valse le proteste di piazza inscenate nei giorni scorsi da decine di migliaia di ambientalisti, dapprima in molti Paesi dell’Unione Europea (a Roma il 30 marzo scorso), poi il 1º di aprile, davanti alla sede del Parlamento Europeo, alla vigilia del voto che avrebbe potuto porre un freno agli aiuti pubblici in favore degli allevamenti intensivi.
Un voto che, purtroppo, non ha neanche scalfito l’innata propensione dell’Ue a sostenere modelli produttivi palesemente superati ed evidentemente dannosi, visto il prezzo elevatissimo che stanno costando e costeranno alle generazioni future, per il loro impatto ambientale.
In sostanza, con il voto del 2 aprile, inerente la riforma della Pac, l’Europarlamento, ha di fatto respinto tutte le proposte di emendamento avanzate dalla Commissione Ambiente: tanto il taglio dei finanziamenti pubblici agli allevamenti intensivi quanto la densità delle popolazioni animali, letteralmente stipate negli allevamenti. Per non parlare delle problematiche legate alla gestione dei liquami, da cui scaturisce larga parte dell’inquinamento dei suoli e delle falde acquifere.
«È vergognoso che la Commissione Agricoltura scelga di sostenere gli allevamenti intensivi», ha commentato Federica Ferrario di Greenpeace Italia, «che danneggiano ambiente e clima, maltrattano gli animali e spingono fuori dal mercato i piccoli produttori».
«Continueremo a presidiare il parlamento europeo», ha proseguito Ferrario, «perché non è ancora finita, e faremo sentire la nostra voce affinché i parlamentari facciano la scelta giusta e necessaria: quella di tagliare i sussidi pubblici agli allevamenti intensivi e di promuovere le aziende che rispettano standard ambientali più elevati».
“Tra il 2005 e il 2013”, ricorda l’associazione ambientalista, “l’Unione Europea ha perduto 3,7 milioni di aziende agricole, un calo che diventa ancora più drastico nel settore zootecnico, con una perdita del 32%”. Il medesimo trend si riscontra in Italia: tra il 2004 e il 2016 hanno chiuso oltre 320 mila aziende (-38%) ma al contempo il numero di quelle grandi e molto grandi è aumentato di un quarto. Nello stesso periodo, la produzione di bestiame è aumentata concentrandosi nelle imprese di grandi dimensioni da cui proviene il 72% degli animali allevati in Europa.
Le raccomandazioni votate il 2 aprile dalla Commissione Agricoltura e quelle votate a febbraio dalla Commissione Ambiente, saranno valutate dal prossimo Parlamento europeo che verrà nominato dopo le elezioni europee di fine maggio. I nuovi eurodeputati dovranno scegliere allora se votare in plenaria, sulla base delle raccomandazioni di entrambe le Commissioni, o se ripartire da zero.
8 aprile 2019
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