C’è sempre e sempre più Lactalis al centro delle contestazioni dei piccoli produttori di formaggio a latte crudo, in Francia. In attesa di nuovi sviluppi sul fronte di un Camembert a cui gli industriali vorrebbero imporre due anime, si assiste all’incalzare delle iniziative che i piccoli produttori del Roquefort stanno intraprendendo nei confronti di Societé, la controllata della famiglia Besnier che sino a poche settimane fa produceva esclusivamente il famoso blu di pecora Dop. E che dall’inizio di aprile ha introdotto sul mercato un prodotto apparentemente similare al famoso erborinato ovino, che sicuramente andrà a competere con quello, frenandone le vendite, anche se ottenuto da latte pastorizzato e lavorato in larga parte in maniera automatizzata.
Per i produttori del vero Roquefort, l’occasione per serrare le fila, fare il punto sulla situazione e valutare la propria determinazione a contrastare una concorrenza giudicata fuori dalle regole della produzione Aoc – e vista come una minaccia per le sorti dell’economia locale – è arrivata martedì scorso, 7 maggio, in occasione del Consiglio di amministrazione della Cgr (Confédération Générale de Roquefort). In un contesto che di regola ha carattere privato, ma che viste le circostanze è stato aperto alla presenza dei media, è stata data lettura di un comunicato stampa, dopo tre ore e mezzo di serrato dibattito tra produttori contadini e rappresentanti della produzione industriale.
A prendere la parola davanti ai giornalisti è stato Jerome Faramond, vicepresidente della Confederazione e presidente dell’Aplbr (Association des Producteurs de Lait de Brebis de l’aire Roquefort, l’Associazione dei produttori di latte di pecora della zona del Roquefort), che ha esordito puntualizzando che «Oltre ad un parere professionale richiesto ad un giurista dalla confederazione, gli amministratori hanno preso atto dei pareri ufficiali dell’Inao (Institut National de l’Origine et de la qualité, l’Istituto nazionale dell’origine e della qualità) e della Ddcspp (Direction Départementale de la Cohésion Sociale et de la Protection des Populations, vale a dire la Direzione Dipartimentale della Coesione e la Protezione delle Popolazioni) dell’Aveyron», il dipartimento in cui il Roquefort è prodotto.
«Queste opinioni sono state lette in consiglio», ha sottolineato Faramond, aggiungendo che «ad oggi le due organizzazioni sono giunte alla conclusione che la commercializzazione del formaggio blu dell’azienda Societé non contravviene le regole della Roquefort Aoc. Tuttavia, per rispondere alle preoccupazioni espresse (ad essere contestati sono principalmente la grafica, il packaging e il fatto che quell’azienda sia conosciuta dai consumatori come specializzata nella produIone di Roquefort, ndr), gli amministratori della Cgr hanno deciso di impegnarsi in una conciliazione tra le parti, come previsto dallo statuto dell’Odg, l’Organo di difesa e di gestione».
Sul piano del fare concreto, entro due mesi verrà convocata una commissione di conciliazione, con l’obiettivo di decidere se dare un seguito giuridico a questa vertenza o meno. Per farlo, si arriverà ad un confronto diretto tra l’Odg dell’Aop Roquefort (incaricato del controllo di qualità del latte e del rispetto del disciplinare dell’Aop) e i rappresentanti dell’azienda Societé.
Nella prospettiva di questa riunione, cade la tradizionale Fête du Roquefort (festa di Roquefort, l’8 e il 9 giugno prossimi), sulla cui opportunità, visto il clima venutosi a creare, gli interessati si interrogano, dividendosi in un fronte del “no” ed in uno del “sì”, ognuno con le proprie rispettabilissime motivazioni.
13 maggio 2019
Per saperne di più, leggi l’articolo (in francese) “Bleu de brebis: l’Inao rappelle la Confédération générale de roquefort à ses obligations” (Pecore blu: l’Inao ricorda alla Confederazione generale di Roquefort i suoi obblighi”), apparso venerdì scorso sul sito web del quotidiano Aveyron Digital News