Fobia latte crudo in Francia: produttori nei mercati per dire alla gente come stanno le cose

I pur fondati allarmi sulle criticità sanitarie, aggravati da una divulgazione fatta con il passaparola e le generalizzazioni – sommati alla scarsa educazione dei consumatori – possono danneggiare enormemente un’intero comparto produttivo di un Paese. Ce lo insegna la problematica situazione in cui vive, dallo scorso mese di maggio, una buona parte dei produttori francesi di latticini e formaggi a latte crudo, dopo che il Governo Macron ha deciso di intervenire con una forte enfasi su un problema non nuovo: quello della possibile contaminazione di tali prodotti.

La questione si sarebbe rivelata più semplice se fosse stata affrontata per tempo, con campagne di sensibilizzazione dei consumatori: i formaggi a latte crudo, specialmente se freschi, non andrebbero somministrati a soggetti con difese immunitarie basse, dai bambini agli anziani, alle donne incinte, agli immunodepressi conclamati. Questo, è evidente, la gente non lo sa neanche nel Paese ritenuto dai più – a torto o a ragione – come la “patria del formaggio”.

Manifestazione di agricoltori aderenti alla Confédération Paysan – foto Confédération Paysan©

Nella scorsa primavera, tra la fine di marzo e quella di aprile, almeno due ritiri di formaggi a latte crudo erano stati effettuati in Francia, per altrettanti prodotti, entrambi contaminati da escherichia coli.

Una situazione che aveva trovato imprepararti tutti gli attori della scena sociale, politica e mediatica d’Oltralpe: a seguito dell’intossicazione (sindrome uretica emolitica) di tredici bambini – di età comprese tra i sei mesi e i quattro anni – il sistema sanitario pubblico francese aveva avviato una severa azione di contrasto che oltre a prevedere il ritiro e il richiamo dei prodotti dai punti vendita (qui la comunicazione sul sito web del Ministére des Solidarités et de la Santé) era proseguita nelle settimane seguenti con una forte campagna d’informazione (vedi qui e anche qui solo per citare due fonti) e un tam tam mediatico da “caccia alle streghe”.

Sulla situazione contingente avevano gravato sia il clamore del caso Lactalis (salmonella nell’inverno 2017/18) sia il sospetto riguardante il decesso di un bambino di cinque anni avvenuto nel giugno del 2018.

Controlli elevatissimi a garanzia dei formaggi a latte crudo
I cultori del buon formaggio a latte crudo sanno che il controllo del rischio di contaminazione del latte e dei suoi derivati dipende innanzitutto dal costante mantenimento dell’igiene in tutti i passaggi produttivi. Ma anche dalle severe norme sanitarie e dalle azioni di controllo previste dalla legge: dall’alimentazione degli animali alla mungitura, alla conservazione e trasformazione del latte, dalle tecniche di caseificazione alla manipolazione del prodotto, al suo eventuale confezionamento. Ma anche dalla gestione del prodotto nei punti vendita, e nelle case degli acquirenti.

Come sottolineano i responsabili di Slow Food dalle pagine del portale web dell’associazione, “le conoscenze e le tecniche odierne sono profondamente diverse rispetto al passato, e hanno reso molto più sicuro l’intero processo produttivo, che è regolamentato in modo tale da avere frequenti controlli e autocontrolli documentati su ogni punto a rischio”.

Le contromisure intraprese dalla Confédération Paysanne
Nonostante ciò, e nonostante la diffusa cultura casearia che dovrebbe essere patrimonio del popolo francese, il mercato ha così decretato in quel Paese – negli ultimi mesi – un forte calo di richiesta dei formaggi a latte crudo. Tanto forte da essere andato ben oltre la soglia dei consumi che possono farne i suddetti bambini, le puerpere, gli anziani e le persone a rischo dell’intero Paese. Sintomo ciò di preoccupazioni che hanno toccato anche i soggetti non a rischio.

Per contrastare il problema, la Confédération Paysanne, associazione di base dei produttori agricoli francesi, ha così organizzato, giovedì scorso, 24 ottobre, una giornata nazionale per promuovere il ruolo dei produttori di formaggi a latte crudo nei mercati alimentari in diversi dipartimenti: dal Jura all’Alta-Savoia, dal Doubs all’Alta-Saona, ai Pirenei-Atlantici, solo per citarne alcuni.

“Questa giornata”, hanno spiegato gli organizzatori, “arriva dopo che il latte crudo è stato screditato dalle autorità sanitarie le cui recenti raccomandazioni si sono trasformate in un’ingiunzione di non consumo”. “Le ultime istruzioni tecniche della Dgal (Direction Générale de l’Alimentation)”, insistono alla Confédération Paysanne, “inviate tramite le Prefetture, in primo luogo alle autorità locali, decretano che i bambini “di età inferiore ai 5 anni non devono consumare” latte crudo e prodotti a base di latte crudo”.

“Questa informazione”, proseguono i responsabili della Confédération Paysanne, “ha un impatto negativo diretto sui produttori di formaggi a latte crudo che forniscono le mense scolastiche”.

“I dati epidemiologici degli ultimi dieci anni” – sostengono i responsabili della Confédération Paysanne – dimostrano che i formaggi a latte crudo non presentano maggiori problemi rispetto agli altri formaggi, e che – soprattutto – ne registrano meno ad esempio se confrontati a molti prodotti pronti da consumare”.

“Chiediamo al Governo francese”, concludono i responsabili della Confédération Paysanne, “di interrompere questa comunicazione a senso unico che sopravvaluta i rischi e mina gli sforzi dei produttori a latte crudo. Ecco perché abbiamo organizzato questa giornata di valorizzazione del lavoro di chi, come loro, presta un’attenzione permanente alla qualità dei loro prodotti, contribuendo – con il loro know-how – a preservare un legame unico e prezioso, ognuno con il proprio territorio”.

28 ottobre 2019