Il mercato lattiero-caseario francese, al pari di quello italiano, ha bisogno di idee innovative e di persone in grado di indirizzare il comparto verso il cambiamento. Gli allevatori che non trasformino in proprio – pressoché tutti – non riescono ad uscire dalla morsa di una schiavitù industriale che in Francia paga poco più di 40 centesimi di euro per un litro di latte (in Italia meno), affamando vergognosamente un’intera categoria produttiva.
Come se ciò non bastasse, i costi di gestione dell’allevamento aumentano, e i prezzi al consumo anche. L’unica a non aumentare è la remunerazione della materia prima alla stalla, che non dà segni di schiodarsi da quotazioni assai poco allettanti. A guardar bene, però, in città, i consumi di uno dei derivati del latte – il gelato – sono in progressiva crescita, come è anche vero che l’idea di una filiera corta possibile è già stata interiorizzata anche lì, come da noi, da una buona parte dei consumatori.
Deve aver pensato questo il politico socialista Arnaud Montebourg, già ministro dell’Economia nel 2014 con il breve governo Ayrault, che di recente ha presentato un suo nuovo progetto (il precedente riguardava la produzione di miele) che porterebbe gli allevatori di latte a partecipare ad un progetto diffuso di “gelato biologico contadino”.
Proseguendo nella sua idea di valorizzazione del “Made in France“, Montebourg ha infatti annunciato, la settimana scorsa, il lancio del gelato biologico di fattoria, che avverrà nel 2020: «Vogliamo installare delle gelatiere presso le stalle di vacche da latte, per dar loro modo di produrre gelati con la loro stessa materia prima e con ingredienti di eccellenza».
Secondo Arnaud Montebourg, «gli agricoltori attualmente percepiscono 47 centesimi al litro (per il latte bio, ndr), mentre nel suo progetto il latte godrebbe di un cospicuo apprezzamento, raggiungendo gli 80 centesimi per una trasformazione da effettuare sul posto, con il solo ausilio di una gelatiera. Ma ad una condizione: «Il gelato prodotto dovrà essere organico, naturale e senza additivi», ha sottolineato l’ex ministro, invitando tutti gli agricoltori interessati a farsi avanti.
«Mi appello a tutti coloro che in Francia possono trasformare il loro latte biologico in gelato, all’interno della propria fattoria», ha detto l’ex ministro, ma il bello è che i “gelati del contadino” potrebbero trovare anche uno sbocco verso la Gdo, attraverso un’intesa con la “Compagnie des glaces paysannes“ (Compagnia del gelato contadino) di Digione, una realtà appositamente costituita nel settembre scorso con la finalità di dare tutto il supporto tecnico agli allevatori e di creare una rete commerciale in grado di valorizzare tutte le peculiarità del prodotto (bio, francese, appena munto, etico, etc.)
Con questo progetto Montebourg ha intenzione di dare concretezza ad un ideale socialista che preveda “un’alleanza capitale-lavoro”. «Noi portiamo il capitale e gli investimenti», ha detto ad un’assemblea di allevatori. «Voi portate il vostro lavoro e i vostri sforzi». Un’idea che per quanto possa sembrare utopistica merita di essere guardata con attenzione, se non altro alla luce del successo del precedente progetto, inerente la produzione di miele. “Lanciato nel 2018”, assicurano i collaboratori di Montebourg, “il marchio del miele “made in France” ha già quarantacinque apicoltori sotto contratto. Nel 2018 sono state acquistate 94 tonnellate di miele e il fatturato è stato di 142mila euro; quest’anno dovrebbe essere compreso tra 400mila e 500mila euro, ed essendo solo il secondo anno, si tratterebbe di un incremento molto buono”.
18 novembre 2019