
In Svizzera è in atto un serrato contraddittorio tra il Consiglio Federale e le amministrazioni cantonali, sulla ripartizione dei risarcimenti dovuti alle predazioni causate dalla fauna selvatica. La recente mozione del Partito Popolare Democratico del Ticino, a firma del consigliere Fabio Regazzi, tesa a sgravare i Cantoni da tale competenza ha trovato l’opposizione del Consiglio Federale, che ha ufficialmente invitato il Consiglio Nazionale a respingerla.
La legislazione elvetica prevede che la Confederazione si assuma l’80% dei costi provocati da orsi, lupi, linci e sciacalli (20% ai Cantoni); una quota che si riduce al 50% per aquile, castori e lontre (in maniera equa con i Cantoni).
Nella sua mozione, Regazzi aveva affermato di non comprendere i motivi per cui i Cantoni dovrebbero assumersi i costi di danni causati da specie protette per volontà del legislatore confederale, visto che per di più i Cantoni si trovano già a dover sostenere le non poche spese legate alla gestione di questi eventi, relative ad accertamenti, indagini e monitoraggi.
Nella replica del Governo viene rammentato che la recente revisione della legge sulla caccia ha allentato la protezione di tali specie predatorie, e che non è stato né sarà posto in discussione il sistema congiunto di compensazione delle perdite sostenute da Confederazione e Cantoni.
Nel frattempo, le autorità del Cantone dei Grigioni hanno comunicato di aver finalmente provveduto alla prevista riduzione degli esemplari di lupo presenti sul proprio territorio, con l’abbattimento programmato – autorizzato dalla Confederazione – di quattro esemplari giovani, compiuto tra il mese di ottobre (due capi eliminati dai guardacaccia), la settimana scorsa (un esemplare in prossimità delle case di un centro abitato) e ieri (un colpo di grazia ad un lupo investito).
Con l’arrivo della neve e il naturale spostamento di questi predatori verso la pianura e le zone abitate, si configura la situazione ideale in cui operare il programma di riequilibrio, che – come si intuisce – tende a ridurre sia i rischi per gli abitanti (che non prederanno l’uomo non è dimostrabile; che predino cani e gatti dei cittadini viene evitato, ndr) che le inutili spese (salvare un lupo investito) per la collettività.
Se è vero che la speranza è l’ultima a morire, dobbiamo auspicare che i governanti delle nostre regioni alpine inizino a guardare con attenzione cosa avviene in Paesi che – almeno da questo punto di vista – dimostrano di essere più civili e meglio amministrati del nostro.
3 dicembre 2019