Non sempre le notizie che circolano sul web sono attendibili, si sa. Oltre ai molti che si esprimono su qualsiasi tema in buona o in malafede, c’è sempre – per fortuna – un’editoria altamente attendibile a cui fare riferimento. Questo torna molto utile, se non decisivo, quando si vogliano approfondire questioni “sensibili” quanto lo è, ad esempio, il nuovo business del “latte del futuro”: quello che dovrebbe soppiantare il latte vaccino, senza bisogno di “scomodare vacche”.
A ben pensarci, negli ultimi anni s’è fatto un gran parlare di esperimenti condotti in vari laboratori di biotecnologie alimentari, di conferenze di presentazione di progetti che verosimilmente mai avranno un seguito, di proclami di accolite vegane e arrembanti animalisti. Ma sinora niente di concreto, a quanto pare, è stato registrato, o per meglio dire, niente sino allo scorso 18 dicembre, data in cui il quotidiano online statunitense Bloomberg (tra i più attendibili in ambito economico-finanziario, ndr) ha pubblicato l’articolo “Cheese Startup Grows Dairy-Free Mozzarella in the Lab”, che in italiano suona più o meno “La startup del formaggio fa crescere la mozzarella “senza latte” in laboratorio”.
L’articolo, firmato da Tim Loh, narra che la LegenDairy Foods, che produce formaggio da composti di latte prodotti in laboratorio, ha raccolto 4,7 milioni di dollari Usa da un gruppo di finanziatori, tra cui spicca il nome della Merck KGaA colosso tedesco del farmaco e della tecnologia. L’obiettivo dell’azienda è quello di produrre pseudo-formaggi il più possibile simili ai veri formaggi – più di quanto abbiano sinora fatto molti con i “formaggi” di origine vegetale in commercio – senza mungere una vacca.
I primi esperimenti hanno riguardato due latticini – mozzarella e ricotta – e il progetto sembra avere i connotati per conquistare un’ampia fetta del mercato che a vario titolo non vuole o non può consumare prodotti di origine animale. Per chi fosse interessato a saperne di più, l’articolo originale è qui; mentre qui, per chi non mastichi l’inglese, c’è la sua traduzione, operata con Google Translator.
13 gennaio 2019