L’ignoranza del cittadino uccide il mondo rurale: una vicenda ticinese ce lo ricorda

foto Pixabay©

Sulle montagne e nelle campagne c’è chi vive lavorandoci – alcuni di pastorizia e allevamento – e c’è chi ci abita – stabilmente o saltuariamente – avendo altrove un’occupazione e provenendo da altri luoghi. Tra questi secondi non sono pochi i soggetti che, acquistata una casetta per passarvi del tempo in santa pace, decidono di abbellire il giardino con piante che nulla hanno a che fare con quei luoghi. Piante spesso scelte per una questione estetica, senza conoscerne molto più che quel solo aspetto.

La cronaca di questi giorni ci racconta che se ci fosse più riflessione, più approfondimento (nell’era di Wikipedia non sarebbe neanche difficile, ndr) e un po’ più di rispetto per gli altri, le cose potrebbero andare assai meglio di come vanno, al di là del fatto che il rosso di un acero canadese possa piacere a te che lo pianti e danneggiare un panorama, facendo inorridire chissà quante persone nel tempo.

foto di repertorio

Ma stavolta non di un fatto estetico si tratta ma di una strage, e di un danno ad un allevatore, visto che otto capre hanno perduto la vita, tra atroci sofferenze, per aver mangiato parti del tasso (taxus baccata), una conifera alloctona chiamata volgarmente “albero della morte”, diffusamente apprezzata, purtroppo, per la sua chioma sempreverde e le sue bacche rosse.

Il fatto è accaduto nei pressi della diga della Val Malvaglia, in Canton Ticino. A renderlo noto, il sito web La Regione con un articolo apparso mercoledì 12 scorso, attraverso le cui pieghe, oltre la cronaca dei fatti, si manifestano evidenti la triste esperienza dell’allevatore e il suo civilissimo comportamento: a seguito della denuncia delle morti, il proprietario delle otto capre ha rivolto ai propri amministratori pubblici un invito a sensibilizzare quanti coinvolti nella questione, partendo proprio dai proprietari della case e dalla loro propensione a piantumare un po’ di tutto, senza cognizione di causa.

La sensibilità e la disponibilità espresse dal sindaco (sul prossimo bollettino informativo comunale verrà pubblicato un appello) sono state ben accolte dall’interessato, che si è dichiarato soddisfatto, auspicando che si possa giungere ad un dialogo fattivo e orientato alla collaborazione e rammentando che la questione posta da questo episodio è di carattere generale e diffuso. Chissà che proprio dal civile confronto tra le parti non possa partire un cambiamento in grado migliorare nel tempo equilibri e rapporti tra chi in montagna ci va per passare del tempo in “santa pace” e chi in montagna ci sta e di montagna vive e che avrebbe diritto di operare domani – chissà! – con un problema in meno.

17 febbraio 2020