Svizzera: latte ai minimi storici, ma è record per formaggi e latticini

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L’inesorabile crisi che ha colpito il mondo del latte non investe solo il mondo dei consumi riguardando seriamente anche il sistema produttivo. Soffrono i piccoli allevamenti, laddove non abbiano trovato una propria formula commerciale efficace, soffrono i consumatori, aggrediti da una diversificazione indotta da mere ragioni industriali imposte dalle big di settore. Big che per stare in piedi continuano ad ampliare una gamma già sin troppo ampia, aggiungendo tipologie di derivati (probiotici, yogurt da bere, prodotti addizionati con fermenti che sarebbe meglio evitare, etc.) che raramente soddisfano le necessità reali dei consumatori.

La crisi è mondiale, ma in ogni Paese si esprime com sensibili differenze: a cavallo tra l’anno scorso e quello appena iniziato due giganti Usa del latte alimentare avrebbero chiuso anche per non aver diversificato le loro produzioni. Nel vecchio Continente l’industria si mantiene a galla grazie proprio all’ampiezza della gamma, e in particolare in Italia, Francia e Svizzera per la variegata offerta di formaggi e per l’importanza che essi hanno nei costumi alimentari.

Se da un canto in Italia i consumi di latte – 11 milioni di tonnellate nel 2019 – hanno suìto una contrazione del 20% rispetto al 2014, in Svizzera non va certo meglio: giovedì scorso 13 febbraio infatti il servizio di informazione agricola della confederazione Lid (Landwirtschaftliche Informationsdienst) ha ufficializzato i dati del 2019, da cui emergono una produzione di 3,4 tonnellate e un –2% rispetto al 2018, il volume più basso mai registrato negli ultimi dodici anni. Per trovare un valore così basso negli annali della zootecnia svizzera bisogna risalire al 2007.

Quel che più preoccupa è il calo del numero dei produttori, sceso a 19.048 unità, vale a dire 520 in meno dell’anno prima. A fare meno latte sono state soprattutto le aziende più piccole, mentre le imprese di grandi dimensioni hanno lievemente aumentato la loro produzione. Di contro, la produzione casearia elvetica ha mantenuto il segno positivo, con il record di 195.114 tonnellate e una classifica in cui al primo posto figura il Gruyère, seguito da mozzarella (quanto di meno tipico esista in Svizzera), Emmentaler e formaggio per raclette. L’incremento più marcato (+14%) è stato però fatto segnare dal formaggio di montagna del Cantone dei Grigioni.

17 febbraio 2020