Passano i mesi, e le preoccupazioni dei produttori di formaggi fermier aumentano, anziché diminuire. Accade da quel giorno di metà gennaio – per l’esattezza domenica 12 – in cui la Confédération Paysanne comunicò il proprio fermo dissenso al decreto legge con cui l’Assemblée Nationale aveva introdotto, nel mese di dicembre (in lingua francese), sostanziali modifiche alle metodologie produttive dei formaggi di azienda agricola, prima tra tutte la possibilità di stagionare i prodotti “di fattoria” anche al di fuori dei luoghi di produzione. E di farlo senza limiti, vincoli o clausole che dir si voglia. Un vero e proprio salto nel buio, secondo i produttori agricoli.
Una prospettiva, quella della stagionatura affidata a terzi, che da allora ha portato molti degli interessati a dischiudere lo sguardo verso scenari tutt’altro che rassicuranti. Forse o soprattutto perché commercianti, stagionatori e affinatori di professione – gente che mai ha cagliato il latte, ma che di formaggi ne vende senza avere radici in quel mondo – per quanto ben intenzionati e preparati, non potranno mai colmare il gap che li separa dal mondo contadino.
Il senso della misura, quantomeno quello ufficiale, era stato già espresso in gennaio dal ministro dell’agricoltura Didier Guillaume, che aveva presentato il provvedimento come un supporto per tutti quei produttori agricoli non in grado di far maturare a dovere i propri prodotti, in mancanza più che di una specifica capacità, di locali idonei per farlo. O – chissà – forse di entrambe le cose.
Di riflesso, i dubbi del mondo caseario rurale erano e sono quelli di chi pensa che i propri formaggi si ritroveranno a condividere spazi, aria, ripiani e batteri con formaggi di più basso lignaggio. O che, nei casi più estremi, quelle commistioni possano innescare fantasie truffaldine in qualche operatore “borderline”.
E così, mentre della cosa se ne parla tre mesi oramai, la forte mobilitazione che in gennaio era stata annunciata dalla portavoce della “Confédération Paysanne”, Hélène Bertrand, è ora arrivata, dopo che il testo della legge è stato votato, il 4 marzo scorso, dal Senato, nella prospettiva ormai prossima che esso venga approvato in via definitiva l’8 aprile prossimo dall’Assemblée Nationale.
Il problema ora posto dalla Confédération Paysanne è quello di una legge che “non specifica entro quali limiti sarà tollerata la maturazione esterna”, una legge che genera equivoci e quindi rischi. Rischi né prevedibili né immaginabili. Il sindacato teme possibili “abusi della denominazione “fermier” da parte delle realtà industriali, a discapito dei produttori agricoli”, ma anche una “standardizzazione dei formaggi prodotti”, e una confusione che potrebbe portare prima o poi in una “perdita di immagine ovvero della fiducia che i consumatori hanno sinora avuto per la denominazione “fermier””.
Sulla questione è intervenuta anche la Fnpl (Fédération Nationale des Producteurs de Lait) con un comunicato stampa, sottolineando che “dal 1988, i formaggi “fermier” sono stati definiti per decreto come prodotti di aziende agricole che trasformano il solo latte delle proprie bestie nelle proprie fattorie, secondo tecniche tradizionali”.
“Oltre il 10% dei produttori agricoli”, ha però precisato la nota della Fnpl, “ha scelto di affinare i propri formaggi agricoli all’esterno dell’azienda, in situazioni e circuiti molto diversi tra di loro. Indipendentemente dal fatto che siano o meno dei prodotti Dop, indipendentemente dal fatto che siano la totalità o solo una parte dei formaggi di una fattoria, che siano prodotti stagionali o meno, che vengano stagionati in una cantina condivisa con prodotti di altri o meno, questa è la situazione, e l’etichettatura di questi formaggi – quelli stagionati all’esterno dell’azienda agricola – è oggi in un vuoto giuridico totale, sinché non si legifererà su di essa”.
Una situazione che ha reso necessario definire un quadro giuridico che permettesse di inquadrare una pratica esistente, ed è quindi questo lo scopo dell’articolo 3 della legge nuova riguardante la trasparenza delle informazioni sui prodotti agricoli e alimentari che è stata adottata il 4 dicembre dall’Assemblée Nationale.
Il disegno di legge ha infine fornito un quadro di discussione che permetterà di trovare il modo di garantire una informazione chiara e inequivocabile per il consumatore, e al contempo di assicurare al produttore un rendimento adeguato a valori – organolettici, nutraceutici, ecologici, ambientali etici – insiti nel prodotto.
In varie situazioni, negli ultimi giorni, molti senatori hanno anticipato il loro sostegno a questo articolo di legge, e anche il ministro dell’agricoltura e dell’alimentazione ha fornito garanzie riguardanti il decreto sugli usi e le consultazioni tradizionali, che riguarderà – per i formaggi stagionati al di fuori dell’azienda agricola – le diciture in etichetta.
I produttori agricoli Fnlp e Fnec (Fédération Nationale des Eleveurs de Chèvres) hanno annunciato la loro mobilitazione dichiarandosi coinvolti nelle consultazioni sui futuri decreti, al fine di preservare le pratiche di maturazione all’esterno dell’azienda, sia fornendo informazioni corrette e comprensibili al consumatore sia garantendo la giusta valutazione ai formaggi di fattoria stagionati fuori dall’azienda agricola.
16 marzo 2020