Esa: l’emergenza alimentare del Sahel si combatte aiutando i pastori

Pastorizia nel Sahel – foto dal sito web della Commissione Europea©

Molte popolazioni al mondo – anche e soprattutto in Paesi in cui le economie sono più svantaggiate – basano ancora la propria sussistenza sulla pratica delle attività pastorali. Per noi occidentali le loro vicende possono rappresentare un’importante fonte di spunti e riflessioni, in primo luogo quelle relative alle questioni ambientali, dal cambiamento climatico alla desertificazione, all’accesso al pascolo e all’acqua.

La cronaca dei nostri giorni mette in evidenza un’attività di sostegno rivolta alla comunità dei pastori del Sahel attraverso servizi resi disponibili dall’Esa, l’Agenzia Spaziale Europea, che supporta l’organizzazione umanitaria “Action Against Hunger” (“Azione contro la Fame”) nel fornire soluzioni tecnologiche per la ricerca di pascoli e acqua in aree – come quella dell’Africa subsahariana – in cui il cambiamento climatico sta provocando vere e proprie carestie e drammatici problemi di sussistenza.

In sostanza, grazie all’incrocio dei rilevamenti satellitari – sulle disponibilità idrica e foraggera e sulla geolocalizzazione delle comunità pastorali – all’occorrenza, un messaggio radio diramato in diverse lingue locali – aggiorna i pastori sulle vie da percorrere, sulle distanze, sulla difficoltà presenti, per trovare nuovi territori in grado di nutrire il proprio bestiame.

Il servizio è oggi disponibile nel Sahel grazie ad un sistema di allerta basato sulla combinazione di dati e intelligenza artificiale. L’iniziativa, sviluppata da “Action Against Hunger” riguarda una regione molto estesa del Continente Nero, in cui la crisi climatica coincide non a caso con una delle sacche di povertà e fame più drammatiche al mondo: un’area in cui 374mila bambini soffrono di malnutrizione acuta.

Il sistema, consultabile sul sito SigSahel, suggerisce i punti in cui si trovano i migliori pascoli e le fonti idriche e al tempo stesso consente di prevenire potenziali emergenze. Quando l’allarme viene lanciato per tempo, infatti, le autorità locali e le organizzazioni possono mettere in atto misure tese, da un lato, a scongiurare una eventuale criticità futura e, dall’altro, a promuovere interventi più sostenibili dal punto di vista economico.

Il progetto, che fu avviato nel 2007, consente di monitorare in tempo reale lo stato della biomassa grazie al telerilevamento, con l’obiettivo di guidare i pastori della regione verso le migliori aree pascolive. Di recente il servizio è stato esteso ad un’area di copertura più vasta di quella originaria, dotati di migliori algoritmi che consentono di integrare le immagini ad alta risoluzione di acque superficiali e di pascoli.

Ancora un’immagine, di un’abbeverata in Niger, dal sito web SigSahel

Il “sistema di allerta precoce”, combinando e analizzando i dati, si pone un duplice obiettivo: comunicare, attraverso programmi radiofonici locali, con i pastori che hanno sempre più difficoltà a trovare acqua e foraggio, in una zona dove il deserto avanza inarrestabile; fornire alle autorità e ai donatori informazioni allo scopo di favorire risposte rapide per evitare crisi alimentari.

Attualmente, ogni dieci giorni, in 107 siti dislocati in cinque Paesi ad economia pastorale (Burkina Faso, Mali, Mauritania, Niger e Senegal, dove il 40% della popolazione vive di allevamento) le informazioni sulle condizioni delle biomasse e delle fonti d’acqua disponibili vengono raccolte ed elaborate per agevolare i pastori nelle loro attività.

Va sottolineato come tutta questa vasta regione soffra anche di altre condizioni di criticità – a causa di guerre, tensioni sociali e terrorismo – su cui la diffusione del Covid-19 sta aggiungendo ulteriori fattori, gravemente destabilizzanti. In un contesto così critico e destabilizzato, il Sistema di Allerta operato sulla base delle informazioni fornite dall’Esa si rivela quindi fondamentale per contrastare la piaga dell’accesso al cibo. Dak canto suo “Action Against Hunger” sta operando anche altre azioni rilevanti, come la costruzione di piccole infrastrutture idrauliche, destinate a raccogliere l’acqua piovana, la diffusione di vegetali idonei ad essere coltivati in zone siccitose, e – non ultima – la promozione di sistemi agroecologici che, a integrazione degli aiuti monetari consentono di riattivare economie locali già messe a dura prova dalle ripetute crisi registrate negli anni scorsi.

2 novembre 2020