Pecore al pascolo: l’Europa si impegna a ridurre le emissioni di CO2

foto di Jaka Škrlep© – UnSplash

Tra i molti progetti inerenti il programma “Life 2019”, rilanciato lunedì scorso 16 novembre dalla Commissione Europea sul proprio portale web – tutti orientati all’agroecologia e alla conservazione della biodiversità – merita menzione quello denominato “Life Green Sheep – Demonstration and dissemination actions to reduce the carbon footprint in sheep farming”, vale a dire “Life Green Sheep – Azioni dimostrative e divulgative per ridurre l’impronta di carbonio nella pastorizia”. Il progetto coinvolge quattro Paesi oltre all’Italia: Francia (capofila), Irlanda, Romania e Spagna. 

I presupposti su cui il progetto si fonda vedono l’allevamento dei piccoli ruminanti – in particolare quello ovino da carne e da latte – come fattore inquinante, di cui è stato valutato il “peso” in termini di emissioni in atmosfera di gas ad effetto serra Ghg (GreenHouse Gases), vale a dire metano, protossido di azoto e anidride carbonica, che rappresentano il 7,4% della totalità di tali emissioni (Fao, 2017).

Gli studi compiuti a tale riguardo rivelano la necessità di una presa di coscienza da part degli allevatori di pecore, relativamente alla problematica e alle soluzioni da adottare per limitare il problema. Ad esempio attraverso l’introduzione di pratiche innovative – e migliorative – in grado di ridurre proprio le emissioni di Ghg.

Tuttavia, osservandone le potenzialità inespresse, si evince che l’allevamento di pecore potrebbe contribuire alla regolazione del clima, attraverso lo stoccaggio del carbonio nelle praterie e in aree di pascolo marginali e remote, in cui il pascolamento degli ovini è l’unica attività economica possibile, e l’unico modo per preservare dette praterie.

Gli obiettivi del progetto
L’obiettivo dichiarato di Life Green Sheep è quello ridurre del 12% l’impronta di carbonio della produzione di carne e di latte di pecora, garantendo al contempo la sostenibilità di questa produzione, in cinque Paesi dell’Ue con caratteristiche diverse in quanto a territori, orografia, idrografia, biodiversità, clima.

Per raggiungere questo obiettivo, i partner del progetto promuoveranno pratiche agricole a basse emissioni di carbonio tra le parti interessate coinvolte nella produzione ovina (in particolare agricoltori e consulenti agricoli), e più precisamente:

  • effettuare una diagnosi su vasta scala delle emissioni di gas serra e dello stoccaggio del carbonio negli allevamenti ovini;
  • dimostrare e diffondere pratiche di allevamento ovino rispettose del clima e sviluppare piani d’azione nazionali per diversi sistemi di produzione;
  • valutare la sostenibilità delle aziende agricole mirate per assicurarsi che le leve di azione promosse siano efficaci ed evitare possibili trasferimenti di inquinamento;
  • sviluppare un approccio comune adattato alle produzioni di carne e di latte di pecora.

Il progetto contribuisce agli obiettivi previsti dalla politica climatica dell’Ue, come il “Piano di sviluppo per il passaggio a un’economia competitiva a basse emissioni di carbonio nel 2050” e più in generale ad una prospettiva di politica agricola dell’Ue che includa la strategia “Farm to Fork”. “Il progetto”, è spiegato sul sito della Commissione Europea, “assicura che i suoi piani d’azione siano coerenti con le strategie di adattamento ai cambiamenti climatici”.

Risultati previsti
Il progetto prevede che al suo termine possa essere conseguita una riduzione delle emissioni di Ghg superiore a 30mila tonnellate di CO2 equivalente, vale a dire un abbattimento del 12% da parte delle aziende agricole.

Il progetto inoltre prevede:

  • una diagnosi sulle emissioni di gas serra e la sostenibilità per oltre 1.355 allevamenti ovini dimostrativi e 282 aziende agricole innovative (che dovrebbero fungere da leader), con dati archiviati in un database che generano risultati di prestazioni tecniche, economiche e ambientali per diversi sistemi di produzione nei cinque Paesi dell’Ue coinvolti;
  • un piano d’azione per la mitigazione del carbonio per ciascuno dei 282 allevamenti ovini innovativi partecipanti al progetto;
  • una valutazione di diverse pratiche innovative di mitigazione applicate negli allevamenti ovini coinvolti;
  • un’analisi di fattibilità economica e sociale per l’attuazione di un piano del carbonio a livello dell’intero settore della produzione ovina;
  • 22 piani d’azione Green Sheep in Francia, Irlanda, Italia, Romania e Spagna, che descrivono i piani d’azione tecnici di mitigazione e la strategia di consulenza da sviluppare a livello nazionale/europeo da parte dei sistemi di produzione per ottenere una riduzione del 12% delle emissioni di Ghg;
  • una metodologia comune per la valutazione dell’impronta di carbonio e della sostenibilità dell’azienda agricola;
  • una rete europea che comprende 143 consulenti e 1 637 agricoltori.

Infine un dato inerente i cinque Paesi interessati dal progetto – che non a caso sono stati coinvolti in esso – che producono il 47% della carne di pecora europea e il 63% del latte di pecora del Vecchio Continente.

23 novembre 2020

Per maggiori informazioni:
Sindy Moreau
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