La Francia rurale ed ecologista vince la “guerra” contro la fattoria delle mille vacche

foto di Gunnar Richter, Namenlos.net© – Creative Commons License

Dopo dieci anni di polemiche e nove di attività, chiude – finalmente – la “ferme des 1000 vaches” (la fattoria delle 1000 vacche) di Drucat, paesino sito nel distretto della Somme, nella regione dell’Alta Francia. Il “finalmente” che abbiamo usato non è (solo) nostro ma rimbalza da giorni, con un accento liberatorio, da tutti i giornali francesi che ne stanno parlando. E che interpretano adesso, come hanno fatto in questi due lustri, il generale e forte dissenso popolare verso un progetto dissennato.

Un progetto che, se fosse stato ospitato nel nostro Paese, ne siamo certi, avrebbe trovato l’apprezzamento dei soliti fautori della “zootecnia di precisione” (sostenuti dalla pubblicità dei maggiori operatori del settore) e il supporto di un’ampia schiera di altri giornalisti, generalisti e acritici, sempre accondiscendenti verso i più forti, naturalmente disponibili a rilanciare le informazioni degli uffici stampa. In ultimo, il mesto silenzio della gente, che da noi oramai accetta di tutto senza fiatare, senza contestare, e forse senza neanche pensare. Tanto poi la domenica ci sono la partita di calcio e il centro commerciale per svagarsi.

Attivisti dell’associazione Novissen in marcia verso la Fattoria delle 1000 vacche – foto Novissen©

Ma torniamo alla Francia: dicevamo delle polemiche che accompagnarono quell’operazione sin dalla presentazione del progetto, avvenuta nel 2011; l’avversione contro quella mega-struttura scaturì da un atteggiamento critico e ben documentato della gente, dal moto spontaneo di chi in quelle terre vive. La gente scese in piazza (pensate al paradosso: a Drucat vivono poco più di 900 anime) e manifestò la sua contrarietà, e di lì a poco trovò il sostegno innanzitutto delle associazioni contadine di base – prima tra tutte la Confédération Paysanne – e poi della stampa dell’intero Paese.

Da quel primo moto spontaneo nacque Novissen, un’associazione di base che oggi conta oltre tremila attivisti, che sempre ha accompagnato ogni tappa del progetto e dell’attività denunciando, protestando, sensibilizzando la gente, i consumatori, i media, sui mille perché un modello zootecnico del genere non poteva che essere rifiutato, osteggiato, e respinto al mittente. Troppe le ragioni, legate all’ambiente, alla qualità della vita di quelle popolazioni, al benessere animale, alle ripercussioni economiche per i non pochi allevatori proprietari di 80-120 vacche ciascuno, presenti nell’intera regione.

La ferme des 1000 vaches in una immagine aerea del 2016 – foto di NB80© – Creative Commons License

Le prime vacche, il cui arrivo era previsto per il 2013, giunsero nella fattoria l’anno seguente, dopo una serie di tira e molla tra la proprietà e la Prefettura della Somme, che nel frattempo aveva disposto il dimezzamento del numero dei capi previsti per quella stalla. Nel 2014 quindi, ultimata la costruzione di tutte le infrastrutture, iniziarono ad arrivare gli animali, che poco a poco raggiunsero il ragguardevole numero di 880. I proprietari, è evidente, avevano deciso per il braccio di ferro con le autorità, e braccio di ferro fu: le sanzioni amministrative iniziarono a fioccare, dall’anno seguente, ma vennero di fatto sospese dal tribunale amministrativo nel 2016.

La vicenda, molto seguita in tutta la Francia, registrò anche degli atti di sabotaggio, nel 2014, quando un gruppo di nove allevatori aderenti alla Confédération Paysanne venne sorpresa nottetempo a smontare alcuni componenti della sala di mungitura. Ne seguirono problemi giudiziari per i nove, e manifestazioni di protesta, che videro una larga partecipazione non solo di contadini, aderenti a diversi altri sindacati, ma anche della gente, solidale, unita e compatta per salvaguardare i diritti di tutti.

Dopo un periodo di relativa calma e alterne vicissitudini, in cui l’attività dell’azienda mai è sembrata brillare, nel 2017, per interessamento del ministro dell’Ecologia Nicolas Hulot, il tribunale amministrativo di Douai invalidò l’annullamento della sospensione delle sanzioni amministrative del 2014, e da qui si avviò una battaglia legale che vide il proprietario dell’azienda pretendere un risarcimento per danni economici e d’immagine pari a 33 milioni di euro.

Il respingimento di quella richiesta, giunto nel 2018, decretò il lento ma inesorabile declino delle attività. A seguito delle forti pressioni mediatiche che invitavano al boicottaggio, da anni il latte aveva preso la via del Belgio (con costi di trasporto non previsti nel progetto), dove una cooperativa aveva deciso di acquistarlo, ma le sorti dell’impresa erano fortemente segnate; lunedì 7 dicembre scorso, finalmente, la capitolazione è stata ufficializzata: dal 1º gennaio 2021 la fattoria delle 1000 vacche non produrrà più un litro di latte.

Dopo anni di lotte la Francia che ha a cuore le sorti della Francia ha trionfato. La guerra è finita, andate in pace.

16 dicembre 2020