Francia: quindici uomini di scienza chiedono a Macron di abbandonare l’allevamento intensivo

foto Human Society of the United States© – Creative Commons License

Una clamorosa lettera è stata indirizzata venerdì scorso, 15 gennaio, da quindici esponenti del mondo scientifico francese al Presidente Emmanuel Macron, con la ferma richiesta di “sviluppare un piano di uscita dall’allevamento intensivo”. Ne ha dato notizia, il giorno stesso, il quotidiano Le Parisien nell’articolo “Virus, maladies… les élevages industriels sont-ils des usines à pandémies?”, a cui si è aggiunta, sempre venerdì, l’intervista ad uno dei firmatari (in calce all’articolo) dell’iniziativa, Serge Morand, ricercatore del Cnrs (Centre National de la Recherche Scientifique), ecologo sanitario e parassitologo.

Nella missiva al Capo dello Stato, i firmatari denunciano che “il 75% dei nuovi patogeni proviene da animali o prodotti animali (come il latte)”, riferendosi a quello prodotto negli allevamenti intensivi. “Le condizioni di allevamento e la deforestazione, essa stessa fortemente legata alla produzione di carne”, spiegano, “sono oggi due cause perfettamente individuate”.

Ad essere additate come criticità ci sono l’alta concentrazione di animali nelle stalle, la bassa diversità genetica tra i capi presenti all’interno di ciascun allevamento (zootecnia altamente specializzata, ndr) e il fatto che, in sostanza, gli allevamenti intensivi rappresentano un terreno fertile, in cui i virus possono prosperare, proprio perché un’alta densità di animali in uno spazio limitato e chiuso, oltre all’affinità genetica che li caratterizza, sono due fattori altamente a rischio.

Per Morand non ci sono dubbi: «l’agricoltura intensiva crea vere bombe sanitarie. La comunità scientifica è unanime sulla questione, le zoonosi sono una delle principali fonti di malattie emergenti nell’uomo: il 75% delle malattie umane emergenti sono di origine animale». «Le condizioni di allevamento intensivo e la deforestazione», incalza il ricercatore del Cnrs, «a loro volta fortemente legate a una produzione e a un consumo significativi di carne, sono ormai due cause perfettamente identificate dell’emergere di nuove pandemie».

Macron è chiamato a rispettare gli impegni presi
Nel commentare la notizia, rilanciata da molte testate giornalistiche francesi nel fine settimana, diversi articolisti hanno sottolineato le parole pronunciate proprio da Macron nel suo discorso televisivo del 16 marzo scorso, quando il Presidente della Repubblica si rivolse ai francesi dicendo che «il giorno dopo, quando avremo vinto (sottintendendo la pandemia, ndr), non sarà un ritorno al giorno prima», vale a dire che “nulla sarà come prima”, che qualcosa – o molte cose – dovranno cambiare.

A questo proposito, i commenti che si riscontrano maggiormente sui giornali sottolineano che sino ad ora le risposte fornite dal governo francese al Covid-19 si sono limitate a rincorrere le conseguenze della pandemia (forniture di mascherine, lockdown, pareri di virologi, distribuzione di vaccini, etc.) senza il minimo accenno ad un piano per il futuro, una prospettiva di cambiamento, a cui prima o poi bisognerà pur mettere mano, se si vorrà che “quel giorno dopo” non sia più come “il giorno prima”.

La pressione su Macron e sul suo esecutivo è quindi esercitata da chi critica una politica che non sa andare oltre la gestione dell’emergenza e dell’immediato; critiche incontestabili dinnanzi all’evidenza dei fatti. E in questo senso, la lettera dei quindici uomini di scienza francesi sta diventando una patata bollente per il Governo in carica, non essendo stata ancora affrontata nel dibattito politico in maniera organica e programmatica né l’analisi delle cause – per evitare che l’emergenza si ripeta – né tantomeno un piano di prevenzione, contro future pandemie.

Dal punto di vista mediatico, se tutto ciò è già riuscito a smuovere le acque, quel che si prospetta nei prossimi giorni raggiungerà un tale clamore da non lasciare nessuno indifferente, e questo perché ai firmatari della lettera si affiancheranno gli attivisti di L214, un’associazione animalista che sta ottenendo un crescente interesse nell’opinione pubblica francese, grazie ai suoi video di denuncia, a volte un po’ duri ma sempre molto efficaci.

Staremo a vedere cosa ne sortirà, nella speranza che – come già accadde in passato – un moto nato in Francia abbia la capacità di propagarsi quantomeno in larga parte del Vecchio Continente.

18 gennaio 2021

Per saperne di più
Clicca qui per l’intervista a Serge Morand del Cnrs, apparsa venerdì scorso su Le Parisien