Francia: l’Inrae è al lavoro per valorizzare alberi e siepi da foraggio

L’albero del gelso bianco ha foglie nutrientissime, adatte all’alimentazione delle bovine da latte – foto Pixabay©

La cooperativa agricola Vaesken di Arnèke, in Alta Francia, fornitrice di prodotti e servizi per gli allevatori, ha pubblicato giovedì 21 scorso sul proprio sito web un interessante studio relativo all’integrazione foraggera più antica del mondo, destinata in genere alle vacche dedite al pascolamento o alimentate a base di fieno: vale a dire le foglie di piante, arbusti, alberi di particolari specie, molto ricche di nutrienti che completano idealmente l’alimentazione da erba.

La materia che si occupa di questo particolare aspetto dell’agronomia è l’agroforestazione, scienza che studia la gestione ed eventualmente l’impianto (se non presenti si piantumano, ndr) di alberi cosiddetti “foraggeri”, “arbusti foraggeri” o meglio ancora (più a portata delle bocche degli animali) “siepi foraggere”. 

Gli alberi foraggeri vengono capitozzati per ottimizzare la produzione fogliare – foto Vaesken©

“L’agroforestazione, cioè l’associazione di alberi e colture e/o animali sulla stessa area”, spiegano i tecnici di Vaesken, “è in aumento”. Tra gli obiettivi perseguiti da un allevatore che intraprende questo tipo di progetto c’è la produzione di foraggi aggiuntivi, particolarmente apprezzabili nei periodi di siccità.

Ma quali sono i valori alimentari degli alberi da foraggio? Le risposte arrivano dall’Inrae (Institut National de Recherche pour l’Agriculture, l’alimentation et l’Environnement), vale a dire dalla sede di “Nouvelle-Aquitaine Poitiers” che l’istituto ha in Lusignan. Qui i tecnici dell’ente hanno esaminato, valutandone il valore nutritivo, le foglie di una cinquantina di specie arboree da foraggio. I ricercatori hanno poi esaminato la loro digeribilità e la loro Mat (Materia Azotata Totale).

Tra tutte le specie studiate, il gelso bianco e il frassino sono le due risultate più utili, con ottimi valori nutritivi, una velocità di digestione della sostanza secca nel rumine maggiore rispetto ai foraggi convenzionali – come il loietto e l’erba medica – e un’interessante degradabilità dell’azoto. Seguono poi, in ordine d’importanza, il noce, il castagno, l’ontano bianco e il tiglio.

Ciò che è interessante, anche, con gli alberi da foraggio è che, a differenza della maggior parte delle specie da pascolo, il potenziale foraggero delle foglie viene mantenuto durante l’estate e in autunno. La loro sostanza secca aumenta tra giugno e ottobre, la Mat diminuisce e anche la digeribilità si riduce, ma solo di poco, mantenendosi entro buoni valori.

Nell’ambito di un progetto denominato “Parasol”, invece, sono state valutate l’ingestione e la digeribilità in vivo di foglie di frassino comune e gelso bianco. Sorprendenti i risultati, dal momento che le foglie di queste due specie sono state ingerite più del fieno convenzionale (45% in più). Inoltre, i livelli di materia organica digeribile ingerita erano molto alti, comparabili o addirittura superiori a quelli delle specie foraggere con le migliori prestazioni. Queste risorse potrebbero quindi essere utilizzate per gli animali più produttivi.

Cos’è l’Inrae Nouvelle-Aquitaine Poitiers
Situata in una regione ricca di pascoli e bestiame, l’Inrae Nouvelle-Aquitaine Poitiers è un centro di ricerca rinomato per la sua esperienza in praterie, produzioni animali e territori, al servizio di un’agricoltura efficiente e sostenibile.

Nell’istituto, tecnici, ingegneri e ricercatori sono divisi in dieci diverse unità, situate nei territori di Poitevin e Charentais. Le loro attività sono pienamente in linea con le priorità della regione: equilibrio colturale, cambiamento climatico, conservazione delle risorse idriche e della biodiversità e competitività dei settori agricolo e agroalimentare.

25 gennaio 2021

Per saperne di più, potrete leggere l’articolo (in lingua francese) sul sito della Vaesken, cliccando qui.