Quattro centesimi di euro in più per ogni litro di latte – vale a dire una miseria, concessa agli allevatori – sono bastati al gruppo Carrefour per architettare il lancio di un prodotto che, pur non essendo molto diverso da tanti altri, appare sugli scaffali della Gdo per quello che non è, a partire dalla confezione.
Nella sua presentazione alla stampa, l’azienda riferisce di un “forte impegno”, per “un pagamento più equo per i 326 produttori”; un concetto che sulla confezione si esprime con la dicitura “remunerazione + giusta per gli allevatori nostri partner”, accompagnata da un bollino che evidenziala la dicitura “Filière Qualité”, e racconta che quel latte è “migliore per i produttori, l’ambiente, gli animali e voi”, ovvero i consumatori.
Il prodotto – un latte Uht parzialmente scremato – si presenta in un tetrapak con tappo a vite, su cui figurano altri due “bollini” – “Carrefour Extra” e “Latte francese” – ed è riprodotta a pieno formato la fotografia di due bovine al pascolo e di una donna sorridente, anche se né la confezione né i materiali di lancio – un comunicato stampa e una pagina del sito web aziendale – fanno riferimento ad alcuna alimentazione particolare, fatta salva una dicitura che garantisce unicamente una presenza di Ogm uguale o inferiore allo 0,9% del totale.
Il comunicato stampa (in lingua inglese), accessibile a chiunque, sul sito web aziendale, parla di vacche “allevate con metodi che soddisfano rigorosi criteri di benessere degli animali, garantendo che siano in grado di pascolare per almeno 120 giorni all’anno”. Si badi bene: l’affermazione non appare sul packaging – dove, in aggiunta alla foto, avrebbe potuto risultare fuorviante – e, pur citando il pascolo, non racconta di vacche alimentate al pascolo, ad erba o fieno, nel qual caso il prodotto si sarebbe fregiato della denominazione “Lait de foin Stg”. Un latte quindi che questo prodotto vuol dar la sensazione di essere. Pur non essendolo.
1º febbraio 2021