Agroecologia: i sogni diventano realtà in Francia grazie al crowdfunding*

*a partire da oggi gli articoli aventi titolo contrassegnato con asterisco contengono un approfondimento tecnico curato da uno dei nostri esperti consulenti e offrono una linea diretta per consigli e consulenze

foto di Hélène e Guy Portet©

In Francia c’è: c’è un portale specializzato nel crowdfunding agricolo. Un portale partecipato, che funziona e aiuta le aziende ad essere sostenute, e i consumatori a incrociare, incontrare, conoscere – attraverso le storie e i progetti da finanziare – un pezzo del Paese più autentico e genuino. Che vuole migliorare il suo fare agricolo, creare prodotti, praticare un’agroecologia di cui tanto si parla, e farlo in una dimensione partecipata.

Il portale si chiama Miimosa, e davvero ci si può trovare di tutto: dal giardinaggio sociale alla viticoltura eroica, dal bestiame al pascolo, all’apicoltura urbana, alla birra artigianale. Nella presentazione è presto spiegato il cuore dell’iniziativa, con un motto illuminante: “l’agricoltura e l’alimentazione di domani sono finanziate oggi”. E le cifre dichiarate sono sbalorditive: 3800 i progetti finanziati; 280mila i membri della comunità; 40 i milioni di euro raccolti.

foto di Hélène e Guy Portet©

Le modalità di partecipazione alle iniziative lanciate da Miimosa sono due: i “Progetti in prestito” e i “Progetti in donazione”. Nel primo caso investi in progetti che ti sembrano più significativi e – spiegano gli artefici di Miimosa – “ricevi fino al 7% di interesse all’anno sui tuoi investimenti”; nel secondo sostieni il titolare di progetto e puoi approfittare delle opportunità che ti propone: dai prodotti agricoli ai soggiorni e alle esperienze in azienda.

Tra le iniziative più recenti ed apprezzabili, si fa notare quella di un’azienda agricola di Lavelanet-de-Comminges, paesino ai piedi dei Pirenei, nel dipartimento dell’Haute-Garonne (Alta Garonna), i cui titolari – Hélène e Guy Portet, con il figlio Cyril – hanno lanciato la loro idea di “Vacche felici della Terra”, spiegando che “di fronte a un ambiente che cambia, miglioriamo il benessere animale delle nostre vacche e ci prendiamo cura dei nostri terreni”.

foto di Hélène e Guy Portet©

Quindi un progetto di agricoltura rigenerativa in divenire, in cui settanta vacche di razza Frisona hanno a disposizione 165 ettari di praterie e colture di mais, orzo, grano, soia e colza. L’azienda è impostata per produrre un quantitativo di latte non irrilevante, conferendo a Danone: 9300 litri per capo a lattazione, con una produzione annuale complessiva di 650 tonnellate. Un latte di buon valore, che l’industria francese non confonde con latti troppo diversi ma che convoglia, assieme ad altri latti del territorio  di aziende similari verso il proprio caseificio di Villecomtal su Arros, a 90 chilometri di distanza dalla fattoria.

“Appassionati della nostra professione e convinti in un suo futuro luminoso”, spiega Hélène Portet nel presentare il progetto, ”ci impegniamo a preservare le risorse essenziali per la sua sostenibilità”. “È per questo che abbiamo sempre adattato le nostre pratiche agricole, investendo in attrezzature e strutture, per il benessere degli animali, la conservazione del suolo e il miglioramento delle nostre condizioni di lavoro”.

foto di Hélène e Guy Portet©

L’obiettivo dichiarato dei Portet è quindi quello di dare ai propri animali buone condizioni di vita, per un’etica aziendale chiara, apprezzabile e condivisibile. “Una mandria tranquilla e sana”, aggiunge l’allevatrice, “garantisce la produzione di un buon latte e condizioni di lavoro serene per noi produttori”.

Tra le ultime migliorie apportate: i materassini per le cuccette, una lettiera sempre pulita, i grandi ventilatori che d’estate offrono il giusto sollievo, grazie al ricambio d’aria, e una bella spazzola elettrica, che le vacche hanno dimostrato di apprezzare molto.

“Per quanto riguarda le colture”, spiegano i Portet, “limitiamo l’uso di prodotti fitosanitari e fertilizzanti, anche perché da alcuni dei nostri terreni proviene l’acqua potabile che serve azienda e abitazione”. 

Quindi il letame è ua risorsa molto utile e ben dosata, da anni, e inoltre vengono effettuate coperture vegetali che proteggono i suoli tutto l’anno e immagazzinano il carbonio. È interessante notare che su questo aspetto è proprio la Danone a dare un supporto all’azienda, e l’allevatrice dimostra di essere ben al corrente dei “piani di lavoro programmati, che”, spiega, “permetteranno di passare da un’impronta di carbonio di 1,01 kg CO2e (CO2 equivalente) per litro di latte prodotto a 0,88 kg Co2e: una riduzione del 9%, vale a dire 78 tonnellate di carbonio evitate ogni anno.

Nella seconda parte dell’annuncio, l’azienda spiega le migliorie che vorrebbe introdurre:

  • miglioramento delle risorse foraggere
  • migliorare la struttura del suolo
  • promuovere la biodiversità vegetale e la conservazione dell’ecosistema
  • impianto di colture vegetali atte alle “ristrutturazione” del terreno (ravanelli e facelia per la struttura del suolo; fava per “catturare” nitrati)
  • intercoltura di orzo e soia
  • colture di sorgo, piselli e trifoglio, per foraggio di qualità, ricco di proteine
  • dotazione di una rete antivento nella stalla, per migliorare le sue condizioni climatiche in estate

L’esito dell’azione di crowdfunding è stato sorprendente, sintomo che la Francia ha già acquisito la giusta sensibilità per soluzioni in agroecologia come questa: la richiesta di un primo livello di finanziamento – pari a mille euro, che avrebbe coperto i costi della rete antivento – è stato superato in poche ore, e adesso la raccolta si attesta già attorno agli 8mila. Considerato che la Danone ne copre più di 7mila, e che l’obiettivo totale supera di poco i 16mila, si può dire che i “sogni” della famiglia Portet, nel breve termine, sono in cassaforte.

8 marzo 2021


* La parola all’Agronomo Rosa Tiziana Procopio

Da oggi, di tanto in tanto, le specialiste e gli specialisti che collaborano con Qualeformaggio interverranno per fornire il loro punto di vista su storie che chiamano in causa le loro competenze.

Una buona opportunità per i nostri lettori più curiosi, che avranno modo di accrescere la loro consapevolezza.

Ma un’occasione utile soprattutto per i produttori che ci seguono che potranno approfondire tematiche tecniche utili per la loro attività. In via sperimentale, gli utenti professionali possono inviare domande all’autore del testo, utilizzando il pulsante più in basso.

L’efficienza ecologica e produttiva dell’allevamento da latte – Il caso della famiglia Portet

di Rosa Tiziana Procopio
Dottore Agronomo

L’idea di gestione sostenibile e compatibilità ambientale di un sistema agricolo, si basa sul concetto di multidisciplinarietà e ciclo chiuso. In soldoni, l’impronta ecologica di un sistema agricolo è data dalla capacità di esso di autosostenersi e di produrre il minor numero di rifiuti creando un sistema autoregolato. Se a questo aggiungiamo la capacità di rendere efficiente il sistema stesso favorendo il benessere degli animali, consapevoli della conseguente migliore qualità delle produzioni e praticità di gestione delle fasi produttive, davvero l’optimum è definito. 

Nello specifico, le produzioni zootecniche offrono “lo scarto” delle deiezioni animali, che divengono rifiuto al limite della normativa che le riguarda. Una delle soluzioni più gettonate, perché funzionali all’obiettivo, è proprio come fatto dall’azienda Portet in Francia: utilizzare un substrato assorbente, o filtrante (come in esperimenti ad oggi attivi anche da noi in Italia), per depurare la deiezione della componente inquinante e volgarmente definita “tossica”, per ottenere un perfetto fertilizzante organico. 

La successiva destinazione di questo alle produzioni vegetali per l’alimentazione del bestiame o anche vegetali per consumo umano, determinano un’efficienza ecologica e produttiva eccellente. 

Per non parlare poi della qualità di tutte le produzioni del sistema, sino alla produzione di latte di qualità perché ottenuto da un sistema a ciclo chiuso completamente sotto controllo.

La normativa nitrati, connessa alla produzione di inquinanti per le aziende agrozootecniche, è un tassello più che mai attuale da ottimizzare. Molte sono ancora le aziende legate alla spesa per lo smaltimento delle deiezioni, e quindi a quantità sovrapprodotte, soprattutto durante il periodo invernale quando il limite massimo di concentrazione su suolo scende alla soglia minima. 

Come aiutare le aziende? L’esigenza è di creare soluzioni pratiche, con gli istituti di ricerca, le aziende agricole e noi tecnici agronomi, al fine di mantenere alta la richiesta europea e mondiale di ecosostenibilità, ma senza incidere negativamente sui produttori. Stoccaggio di fertilizzanti organici da deiezioni essiccati, per un approvvigionamento nel tempo, ma soprattutto, una soluzione concreta alle necessità di ambo le parti.


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