Halloumi, i caseifici contro Bruxelles: “la Dop ha abbattuto la produzione del 50%”

Halloumi
Il formaggio cipriota Halloumi. L’associazione dei suoi produttori contesta l’ottenimento della Dop -foto di Rainer Zenz© – Creative Commons License

A pochi mesi dalla concessione del marchio di protezione Dop – ottenuto nell’aprile scorso – il formaggio cipriota Halloumi è di nuovo al centro di polemiche e controversie. Per capire cosa stia accadendo sarà bene inquadrare innanzitutto il prodotto, la sua storia e la sua collocazione nel contesto produttivo locale.

Le origini dell’Halloumi sarebbero legate ai tempi dell’invasione araba di Cipro, avvenuta alla fine del VII secolo d.C., anche se alcuni studiosi sostengono che il suo arrivo sull’isola, e il relativo passaggio di conoscenze tecnico-produttive sarebbe riconducibile all’iniziativa di mercanti arabi provenienti dalla Palestina e dalla Siria, tra il XIII e il XV secolo.

Sta di fatto che i primi riferimenti certi risalgono alla metà del XVI secolo e sono opera dello storico Florio Bustron, che scrivendo di Cipro descrisse un formaggio denominato Halloumi, “prodotto da un misto di latte ovino e caprino”.

Halloumi Dop: un iter lungo e travagliato
Venendo al recente passato, invece, merita di essere evidenziato che il percorso per l’ottenimento della Dop è risultato assai difficoltoso: avviato nel 2015 da entrambe le repubbliche cipriote – la Repubblica di Cipro e la Repubblica Turca di Cipro – e favorito dalla mediazione internazionale, l’iter si è compiuto in sei anni di tempo a causa di diversi problemi, tra i quali meritano di essere ricordati:

  • l’emergere di una produzione da latte vaccino destinata all’export (diretta principalmente nel Regno Unito), non rispettosa dei dettami tradizionali (l’Halloumi è un formaggio ovicaprino);
  • l’utilizzo, per la produzione destinata  all’esportazione, di latte vaccino proveniente da altri Paesi (pratica vietata dal disciplinare);
  • le controversie tra le realtà turca e greca presenti sull’isola; la prima che definisce il prodotto Hellim e lo produceva, sino a qualche tempo fa, per solo uso interno;
  • le difficoltà palesate dalla comunità di origine turca a soddisfare gli standard igienici di produzione richiesti dall’Unione Europea.

La vicenda attuale
Ora, a cinque mesi dall’ottenimento del marchio di protezione comunitario, e a poco più di due settimane dall’inizio della commercializzazione dell’Halloumi Dop, fissato per il 1º ottobre, la Association of Cyprus Cheese Producers ha presentato un ricorso alla Commissione Europea (pubblicato lunedì 6 settembre sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea), nel tentativo di fermare l’inclusione dell’Halloumi nel registro dei prodotti Dop.

Le presunte violazioni contestate
In particolare i ricorrenti chiedono che “la Corte Europea annulli il regolamento di attuazione del convenuto n. 2021/591 del 12 aprile 2021″ sostenendo che la Commissione Europea:

  • avrebbe “violato tre articoli del pertinente regolamento n. 1151/2012”
  • “non avrebbe esaminato adeguatamente la domanda di registrazione di Halloumi come Dop”
  • avrebbe “violato gli stessi articoli in quanto non ha verificato il rispetto della procedura prevista dal Regolamento”
  • avrebbe anche “violato il principio di buona amministrazione a causa dell’estrema durata della procedura di registrazione”
  • avrebbe infine “violato il diritto delle ricorrenti a un ricorso effettivo”.

In sostanza i ricorrenti lamentano che da parte della Commissione Europea sarebbe emersa “la violazione del principio di buona amministrazione, in quanto i giudici ciprioti hanno annullato gli atti nazionali interni su cui si basa il regolamento impugnato”.

Il crollo della produzione, a causa della Dop
Ora, al di là di motivi più meno pretestuose, l’iniziativa sarebbe montata in questi cinque mesi a seguito delle proteste che l’associazione ha ricevuto, specialmente da parte dei produttori impegnati nell’export, e più che le parole con cui il ricorso è stato argomentato conterebbero i numeri, ovvero le cifre che l’ottenimento della Dop avrebbe prodotto, in termini di calo produttivo. Voci attendibili parlano di un vero e proprio dimezzamento dell’Halloumi prodotto rispetto al periodo pre-Covid-19.

Riemerge la mai sopita questione turco-cipriota
Infine, tra le voci che si alzano sulla vicenda emerge una certa insoddisfazione dei produttori appartenenti alla comunità turco-cipriota, che attualmente vendono in Turchia e nei Paesi Arabi ma che rivendicano il diritto di esportare anche loro in Europa. “Questo formaggio”, spiegano i titolari dei caseifici del nord di Cipro, “è nato molto prima dei conflitti tra le due componenti etniche turca e greca, quindi l’Halloumi è uno, e il nostro come il loro merita gli stessi diritti, quindi deve poter essere venduto anche nei Paesi dell’Ue”.

13 settembre 2021